Veneto, l'alternaria non da pace ai pericoltori

Veneto, l'alternaria non da pace ai pericoltori
Non c’è pace per l’agricoltura veneta. Mentre sembrano contenuti i danni da cimice asiatica, un nuovo parassita sta assalendo la frutta nelle parte meridionale della regione: si tratta dell’alternativa delle pere, un fungo parassita molto diffuso in Emilia Romagna e che adesso si sta espandendo nel veronese e nel rodigino. 

“Sono le due province - è il commento di Cia Veneto - in cui si concentra la maggior parte della produzione, estesa complessivamente su 3000 ettari: 1380 a Verona e 1000 a Rovigo. Il valore della produzione è di circa 55 milioni di euro l’anno”.
Da una prima ricognizione eseguita in questi giorni, i danni si aggirano tra il 30 e il 70% della produzione.



“L’alternaria è un parassita comune - spiega Giuliano Padovani, agricoltore rodigino - ma che di solito ha una incidenza ridotta, attorno all’1-2%. Quest’anno, probabilmente per l’eccesso di pioggia, ha avuto uno sviluppo fuori misura: nella mia azienda raggiunge il 65-70% della produzione. Oltre ad avere un aumento dei costi di raccolta, visto che ogni per va esaminata a 360 gradi, dovremo buttare tutta questa frutta: diventa tutto scarto”. 
Ad essere colpita è soprattutto la qualità di pere “abate”, una di quelle di maggiore qualità. 
“I ricavi - teme Padovani - non copriranno gli investimenti, le spese, l’assicurazione”.



“C’è da sottolineare - aggiunge Alessandro Garonzi, frutticoltore veronese - che l’Unione Europea ha proibito l’utilizzo di alcuni prodotti fondamentali per contrastare la maculatura bruna e l’alternaria senza indicare alternative. Con i prodotti che abbiamo non riusciamo a difendere la produzione. Siamo arrivati al punto che a novembre dovremo decidere se estirpare tutto”. Garonzi suggerisce di fare come accaduto in Francia per un altro comparto. “Hanno concesso una deroga di tre anni e permesso di utilizzare i prodotti finché non ci saranno prodotti alternativi. Ma se, come sembra, lo Stato preferisce dare contributi per estirpare invece che investire nella ricerca, non andremo da nessuna parte”.

Chiederemo alla Regione Veneto e al Governo - conclude Cia Veneto - interventi di carattere straordinario, tanto più necessari dopo una fase difficile come quella del lockdown per contrastare il coronavirus. Il settore ha bisogno di stanziamenti a fondo perduto specifici e di credito per salvare il patrimonio frutticolo della nostra regione”.

Fonte: Ufficio stampa Cia Veneto