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Cosa (dovremmo) imparare dalle angurie a 1 centesimo
lunedì 24 agosto 2020
Cosa (dovremmo) imparare dalle angurie a 1 centesimo
L’iniziativa di “regalare” un’anguria, proposta da
Eurospin ai propri clienti a Ferragosto ha avuto
grande visibilità sui media nei giorni scorsi, tanto che il 14 agosto - giornata
della promozione - il prodotto in offerta è andato esaurito in diversi
negozi già di prima mattina.
Un grande
successo, dunque? Nient’affatto, un
gigantesco flop,
che ha obbligato la catena a dover rispondere sui canali social alle
tante lamentele dei clienti inferociti per la mancanza del prodotto nei
negozi.
Nelle scorse settimane ho letto tanti
commenti critici riguardo questa iniziativa sulla stampa specializzata
e, da convinto sostenitore della necessità di valorizzare e qualificare
frutta e verdura, l’iniziativa non è piaciuta nemmeno a me. Francamente,
però, sul piano sostanziale
non sposta più di tanto la
“svalorizzazione” di frutta e verdura portata avanti da
diverso tempo da una parte del sistema distributivo moderno nel nostro
Paese. Semmai la
spettacolarizza. Fra uno, sette o
nove centesimi al kg è più una questione di matematica che di valore,
visto che spendendo meno che per un caffè puoi in ogni caso mettere a
tavola dieci persone e saziarle.
In realtà la
meccanica promozionale di Eurospin pone in essere due
elementi, almeno parzialmente innovativi, che meritano un
approfondimento per poter trarre qualche insegnamento da questa
vicenda.
Il primo è che il
prezzo in questo
caso è simbolico, per cui in realtà si tratta di un regalo ai propri
clienti - senza alcun vincolo di altri acquisti - che supera nella
meccanica le problematiche di fare uscire gratuitamente un prodotto
dalle casse. Sappiamo quanto
l’effetto regalo sia
contagioso fra gli acquirenti, per cui era facile prevedere
lift promozionali, come si dice in gergo, ovvero
moltiplicatori delle vendite a due cifre. Se di primo mattino il
prodotto era già esaurito, i conti sono stati completamente sbagliati e
l'errore ha prodotto
un effetto boomerang rispetto
agli obiettivi di partenza per il retailer.
Il
secondo elemento innovativo è che nell’operazione Eurospin dichiara di
corrispondere il
“giusto prezzo” ai fornitori,
accettando di perdere la differenza. Tecnicamente una vendita
sottocosto, dunque, dove però il significato di “giusto” è diverso in
base al soggetto che lo formula e ai punti di vista dello stesso. Basti
pensare che in una condizione di mercato difficile, il giusto prezzo per
il produttore potrebbe essere il costo di produzione, poiché più
elevato del valore di scambio, mentre in carenza di offerta il prezzo
giusto diviene proprio il valore di mercato.
Il
parametro con cui Eurospin determina il giusto valore non sono riuscito a
trovarlo, ma sarebbe interessante capirlo perché
nelle ultime
settimane il mercato dell’anguria è decisamente migliorato,
arrivando questa settimana a quotazioni fra 30 e 40 centesimi
all’ingrosso che, se prese come riferimento, avranno fatto lievitare non
poco il costo dell’operazione. Eurospin afferma che l’operazione stessa
ha addirittura fatto aumentare i prezzi all’ingrosso e, quindi,
aggiungo io, è stato un doppio boomerang per la stessa. Devo però
aggiungere che, pur con il grande rispetto che ho per Eurospin e il
modello di discount all’italiana che ha lanciato, i numeri ci dicono che
non ha una dimensione d’acquisto tale da influenzare il mercato se non,
forse, sul piano emotivo.
La vera morale
di quest’iniziativa purtroppo è un’altra, ovvero l’ennesima
conferma che i volantini in ortofrutta, soprattutto sui prodotti
stagionali, sono una sciagura perché presuppongono di conoscere le
condizioni di mercato con un anticipo non compatibile con l’andamento
dei mercati stessi, per cui alla fine anche da questa operazione escono
tutti insoddisfatti. I consumatori che non sono riusciti a trovare il
prodotto, la catena perché li ha scontentati pur avendo investito
nell’iniziativa e i fornitori perché avranno in ogni caso visto svilire
il frutto del loro lavoro, sempreché almeno il prezzo corrisposto sia
“giusto” dal loro punto di vista; se no oltre alla beffa anche il
danno.
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