Carote estive, stagione ricca di incognite

Carote estive, stagione ricca di incognite
Secondo i produttori di Cia – Agricoltori Italiani Ferrara il 2020 poteva essere davvero un anno difficile e ricco di incognite per la produzione e la commercializzazione delle carote estive. La campagna, infatti, è iniziata subito in salita a causa del clima che ha fatto slittare le semine ed è continuata con l’incognita dell’emergenza sanitaria, come spiega Elia Paganini, agricoltore di Cia Ferrara che coltiva carota nel mesolano.

“Con oltre 2.200 ettari il Basso ferrarese è l’unica zona della nostra Regione dove si produce la carota – spiega Paganini –, un vero e proprio punto di riferimento regionale e italiano. Quest’anno le premesse per una pessima annata c’erano tutte: le piogge di novembre hanno fatto slittare le prime semine a metà dicembre e di conseguenza le seconde a gennaio, impedendo l’abituale terza semina. Un ritardo che avrebbe potuto provocarne molti altri: da quello vegetativo, al posticipo dell’epoca di raccolta, fino alla mancata immissione del prodotto nel mercato estero in maniera tempestiva. Per fortuna – continua il produttore di Mesola – l’inverno particolarmente mite ha risolto il primo problema, riportando alla normalità il ciclo produttivo e commerciale. Nessuno, però, poteva conoscere l’evoluzione della pandemia. Abbiamo vissuto con preoccupazione i mesi da aprile a giugno, perché da maggio il prodotto viene assorbito quasi tutto dai Paesi Scandinavi e dall’Est europeo. In quel periodo la richiesta fatta alla principale cooperativa sul territorio è di circa 1000 quintali al giorno, mentre il mercato interno richiede la stessa quantità, ma alla settimana. È superfluo dire che se ci fossero stati blocchi all’export, gran parte delle carote ferraresi sarebbero rimaste invendute. Un danno enorme, vista anche l’ottima produzione di quest’anno, passata dai 450 q/ha del 2019 – un’annata comunque sotto la media – a circa 700, e la qualità davvero eccezionale del prodotto. Anche il prezzo sta dando delle soddisfazioni ai produttori: dopo una partenza a 30-35 cent/kg, si è stabilizzato a 15-20 cent, una quotazione media che, considerando gli ottimi volumi di prodotto, porta nelle casse delle aziende 9-10mila euro per ettaro. Non male, visto lo stato di difficoltà e incertezza da cui eravamo partiti”.

Fonte: Cia Emilia-Romagna