«Uva egiziana sottocosto alla conquista dell'Europa»

Dai Paesi Bassi grappoli nordafricani a prezzi irrisori: l'Sos di Curci, Suglia e Laporta

«Uva egiziana sottocosto alla conquista dell'Europa»
Mezzo chilo di uva già confezionata a cinquantasessanta centesimi. L'uva egiziana di provenienza olandese si fa largo in Europa e preoccupa i produttori italiani. "Sarà una campagna lacrime e sangue" tuona la Cia della Puglia che lancia il grido d'allarme per bocca di Sergio Curci, responsabile regionale Ortofrutta della confederazione, "spalleggiato" da Lorenzo Colucci, rappresentante del Comitato Liberi Agricoltori e Commercianti di Puglia e Basilicata. 

Nel mirino della Cia ci sono i Paesi Bassi: hanno stretto accordi con i produttori egiziani e attraverso le loro piattaforme stanno imperversando sul mercato continentale con grappoli venduti alle catene distributive alla metà del prezzo mediamente richiesto dagli operatori italiani, che devono fare i conti con costi del lavoro e altri oneri incomprimibili di altro tenore. 



"Grandi società e catene internazionali della Gdo hanno da tempo investito grosse somme in Egitto con finalità di ricerca e per la realizzazione di nuovi impianti da cui scaturiscono varietà di uva da tavola innovativa, anche senza semi", spiega a Italiafruit News Curci. "Attualmente gli egiziani hanno una produzione di buona qualità e ogni anno aumentano le proprie estensioni beneficiando di manodopera a costo bassissimo". 

Per il momento l'uva egiziana è venduta soprattutto nelle catene di Germania, Belgio, Paesi Bassi, ma si sta affacciando pure in Italia. Costa poco e ruba spazi all'uva Made in Italy, ai blocchi di partenza, che - denuncia Curci - ha una finestra di commercializzazione sempre più risicata: "la concorrenza di Egitto e Tunisia prima e dell'oltremare poi, da ottobre, riducono al lumicino i nostri spazi".

"Le premesse per la campagna dell'uva da tavola italiana erano buone, ma notizie come queste alimentano i timori", aggiunge Michele Laporta, coordinatore uva fresca del Sud Italia per Fruitimprese. "Dal punto di vista estetico quella egiziana è un'uva più piccola, più verde, con un prezzo però con cui non è possibile competere".  


Anche Giacomo Suglia di Apeo Puglia, dopo aver verificato con i propri contatti. conferma che ingenti quantitativi di prodotto egiziano sono in rampa di lancio sul mercato continentale, con l'Italia tra le destinazioni. In occasione dell'assemblea Apeo, nei giorni scorsi, aveva ricordato come "l'ortofrutta italiana sia tra le più controllate d’Europa e del mondo e offra tutte le garanzie in tema di qualità, salubrità e sicurezza fitosanitaria" chiedendo "alla politica, alle istituzioni un riconoscimento concreto di questi nostri valori, perché la concorrenza internazionale rischia di emarginarci a causa dei nostri costi troppo alti". 

Sulla stessa lunghezza d'onda Cia Puglia e Liberi Agricoltori e commercianti, che sollecitan alla politica nazionale e comunitaria "un segnale forte per contrastare la concorrenza sleale: se nessuno tutela le imprese e la produzione agricola italiana, a risentirne sarà l'intero tessuto economico e non ci sarà più futuro per il settore".

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