Come la filiera Fairtrade ha affrontato il Coronavirus

L’organizzazione ha tutelato lavoratori e prodotti con un investimento da 3,1 milioni

Come la filiera Fairtrade ha affrontato il Coronavirus
Se nel 2019 il primo prodotto venduto per volumi Fairtrade in Italia sono state ancora una volta le banane (clicca qui per approfondire il report), dall'inizio dell'emergenza da Coronavirus l'organizzazione sta facendo i conti con le problematiche causate alla filiera. L'obiettivo primario rimane la tutela dei lavoratori ma, allo stesso tempo, Fairtrade è impegnata in prima linea per garantire l'approvvigionamento ai Paesi partner come Europa e Stati Uniti.

Nei Paesi produttori la situazione è critica considerato che le piantagioni di banane sono diffuse in zone come Colombia e Repubblica Dominicana: qui i governi locali hanno adottato restrittive misure anti-contagio che rendono i movimenti limitati alle attività essenziali, causando non poche difficoltà alle attività produttive e ai trasporti. Per esempio, la riduzione del personale all’interno delle piantagioni ha portato ad un incremento dei costi di produzione. E anche le esportazioni sono soggette a notevoli ritardi burocratici e alla carenza di distributori; un’interruzione della catena di fornitura che porta inevitabilmente alla perdita di posti di lavoro e al peggioramento di condizioni finanziarie già precarie. 

Una lavoratrice si lava le mani, Cooperativa Multiactiva de Bananeros del Magdalena
© Cooperativa Multiactiva de Bananeros del Magdalena

L’organizzazione, da parte sua, assicura che in tutte le aziende produttrici di banane certificate Fairtrade siano adottate le misure preventive necessarie per la tutela dei lavoratori, come la distribuzione dei dispositivi di protezione individuale, l’introduzione di una turnazione ridotta e di separatori fisici, la distribuzione di materiali informativi e prodotti disinfettanti, oltre allo smart working quando possibile. 

Come testimonia Freddy Rodriguez Cantillo della Cooperativa Bananera certificata Fairtrade Coobamag (Colombia): “La coltivazione non si è mai fermata e in questo ci riteniamo molto fortunati, considerato che l’ agricoltura rappresenta la nostra unica nostra fonte di reddito”.
E continua: “L’azienda ha adottato tutte le misure di prevenzione come il distanziamento fisico, l’installazione di separatori, la distribuzione di linee guida, la pulizia a la disinfezione sia degli impianti di lavorazione che degli spazi pubblici della nostra città, mentre l’ufficio amministrativo non ha mai avuto alcun contatto con il pubblico per evitare la diffusione del contagio. Oltre a queste misure, l’azienda si è dimostrata estremamente solidale, assicurandosi che tutti potessero mangiare e distribuendo frutta gratuitamente”.

Fairtrade non si è limitata a ringraziare tutti quei lavoratori che si sono adattati alla ‘nuova normalità’ del Covid, ma è scesa in campo direttamente al loro fianco. Fin dall’inizio di marzo le organizzazioni del circuito del commercio equo certificato hanno infatti “svincolato” l’uso del Premio, ovvero il margine di guadagno di cui godono i produttori agricoli grazie all’appartenenza circuito: una disponibilità economica immediata che è stata utilizzata per l’acquisto dei Dpi e come donazioni alle strutture sanitarie locali, o comunque secondo le esigenze manifestate dalle organizzazioni stesse.



Dopo essersi appellata anche ai big del G20 per il sostegno della filiera, l’organizzazione ha annunciato ad inizio maggio un investimento totale da 3,1 milioni di euro.
Di questi, 2,1 milioni rappresentano il Fondo di assistenza per produttori Fairtrade e sono stati utilizzati per investimenti urgenti per la sicurezza e il sostentamento della comunità tramite l’acquisto di Dpi, strumentazione medica, il pagamento del salario ai lavoratori inoccupati e la costruzione di strutture mediche di emergenza.
La restante parte di investimento, pari a 1 milione di euro, sarà utilizzata per il Fondo per la resilienza dei produttori Fairtrade, andando incontro a necessità a lungo termine come una ricostruzione economica, formazione, competenze tecnologiche, rafforzamento delle finanze per rischi futuri e la costruzione di filiere più resistenti. Una misura adottata per affrontare gli effetti della pandemia che, molto probabilmente, ricadranno nella prossima stagione di semina e raccolta. “I produttori sono sempre state persone resilienti – sottolinea l’organizzazione – questo fondo li aiuterà a trovare opportunità, nuovi modelli di business e investire nuovamente nelle loro comunità”.

Il denaro raccolto da entrambi i fondi sarà distribuito in modo proporzionale tra i tre network di produttori Fairtrade in Asia, Africa e America Latina. Saranno le reti dei produttori certificati, a turno, ad amministrare i fondi e gestirne distribuzione, monitoraggio e impatto. 
Allo stesso tempo, dall’organizzazione si alza un invito a contribuire al fondo, rivolto ad aziende, retailer, organizzazioni non governative e agenzie governative.

Maggiori informazioni su Fairtrade al sito fairtrade.it

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