Europa, i nodi da sciogliere per l'agricoltura

L'europarlamentare Dorfmann: «Manodopera, risorse economiche e misure per gestire la crisi»

Europa, i nodi da sciogliere per l'agricoltura
Nessuno si salva da solo. L'Italia - davanti all'emergenza sanitaria ed economica causata dal coronavirus - deve guardare all'Europa e Bruxelles deve dimostrare di poter dare vantaggi concreti a cittadini e imprese. Herbert Dorfmann, parlamentare europeo e coordinatore del gruppo Ppe nella Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, insiste sull'opportunità di "una risposta collettiva, che sta cominciando a dare i suoi risultati".

Il problema dell'Europa, come è emerso in un confronto tra l'europarlamentare e la Cdo Agroalimentare, fatica a comunicare ciò che fa in condizioni normali. Figuriamoci in un momento complicato come questo, dove all'interno dei vari Paesi membri si levano voci protezioniste e nazionaliste. Uno dei primi provvedimenti dell'Ue davanti a questa emergenza è stata l’introduzione delle cosiddette “corsie verdi”, un modo per mantenere la libera circolazione delle merci all’interno del continente.



"Le corsie verdi sono valichi alle frontiere interne dell’Unione, dove le procedure di controllo devono essere ridotte al minimo, non possono durare più di quindici minuti, e ai conducenti di veicoli merci non deve essere chiesto di presentare documenti diversi da quello di identità e dalla patente di guida e - spiega Dorfmann in un'intervista alla Cdo Agroalimentare - se necessario, un modello di lettera standard del datore di lavoro. Ciò ha permesso al mercato unico di continuare a funzionare".

Dall'Unione europea ci si aspetta interventi di carattere economico, per sostenere i sistemi produttivi dei Paesi membri. Sono stati annunciati i primi pacchetti e le prime misure, e anche il comparto agricolo è in attesa. L'europarlamentare da una parte sottolinea come "bisognerà fare particolare attenzione affinché non vengano intaccate le risorse tradizionalmente destinate all’agricoltura", e dall'altra spinge sull'importanza di accelerare la Fase 2. "E' fondamentale che adesso le economie dei vari Paesi europei ripartano, adottando le necessarie precauzioni. Serve un’accelerazione, perché è impensabile che si continui con l’attuale situazione di stallo e che l’Unione europea si faccia carico di pagare tutto il danno. Detto ciò, va poi riconosciuto che resta ancora tanto da fare. In questo senso, è prioritario che i paesi europei raggiungano un accordo per rimuovere il periodo di quarantena che è imposto a chi viene da un altro stato membro. Nel momento in cui le misure di distanziamento sociale sono le stesse in tutta Europa, imporre una quarantena non solo è insensato, ma rischia di provocare danni gravissimi a importanti settori economici, come l’agricoltura o il turismo".



A proposito di agricoltura, ci sono diversi nodi da sciogliere. "La Commissione europea dovrebbe perlomeno far rispettare le proprie direttive - aggiunge il politico - Mi riferisco ai lavoratori stagionali, per i quali era stato deciso che non ci sarebbe stato alcun periodo di quarantena e che, ciononostante, non sempre riescono ad attraversare le frontiere o a cominciare l’attività fin dal loro arrivo. Con le stagioni della semina e della raccolta che stanno entrando nel vivo, i nostri agricoltori hanno bisogno subito di questa manodopera. Per questo mi sono impegnato, anche scrivendo alla ministra italiana dell’agricoltura, Teresa Bellanova, e alla presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, a sostenere il protocollo della cosiddetta quarantena attiva, che consente ai lavoratori stagionali di cominciare a lavorare da subito, rispettando al contempo diverse norme di distanziamento sociale. Per finire, sempre in tema agricoltura, servono più risorse. L’ho detto anche a Janusz Wojciechowski, il commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, al quale ho chiesto di attivare tutte le misure europee di gestione di crisi, come l'ammasso privato dei prodotti, e se i fondi di bilancio per l'agricoltura sono insufficienti, di fare ricorso ai 500 milioni disponibile nella riserva di crisi della Pac. Momenti straordinari richiedono misure straordinarie: questo è quello che stiamo cercando di fare a livello europeo - conclude Dorfmann - Tuttavia, si può e si deve fare ancora di più. Per farlo servono coraggio e, soprattutto, coordinazione. Nessuno si salva da solo".

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