«Se noi ci fermiamo, voi cosa mangiate?»

La rabbia degli agricoltori in attesa di una misura risolutiva per la manodopera

«Se noi ci fermiamo, voi cosa mangiate?»
Fra le poche cose che non sono cambiate durante la crisi da Coronavirus, ci sono gli scaffali dell’ortofrutta di supermercati e negozi al dettaglio, in cui il prodotto non è mai mancato.
Un’offerta che inizia a pesare sulle spalle degli agricoltori italiani, alle prese con misure di sicurezza sempre più stringenti e una manodopera latitante, soprattutto ora che le raccolte estive sono alle porte.



“Nel giro di qualche settimana le cose potrebbero cambiare radicalmente” avverte il servizio de Le Iene, andato in onda su Italia 1 lo scorso 5 maggio. 
La mancanza dei lavoratori stagionali comunitari ed extracomunitari potrebbe portare a gravi conseguenze e tonnellate di frutta e verdura rischiano di marcire sui campi mentre l'offerta per i consumatori potrebbe ridursi. Il focus è ancora una volta sulla manodopera, un servizio essenziale per quanto invisibile agli occhi di tanti: se fino ad oggi la fornitura dei prodotti è stata garantita dal lavoro di più di 200 mila stagionali stranieri, ora le aziende agricole italiane si trovano in una impasse.

"E' possibile che si arrivi ad avere meno prodotti sugli scaffali dei supermercati - commenta il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia, intervistato dal giornalista - e quelli disponibili avranno prezzi sicuramente più alti: a pagarli purtroppo saranno i consumatori".



“Se noi ci fermiamo, voi cosa mangiate?" è il commento di un agricoltore, che sottolinea l'importante ruolo svolto dal settore, aggiungendo "L'agricoltura è ancora l'anello principale dell'economia ma nessuno parla mai di noi”.

Nulle le soluzioni proposte fino ad ora per risolvere la carenza manodopera: non è stato istituito nessun flusso internazionale come è invece avvenuto in Germania, i lavoratori extracomunitari non sono ancora stati regolarizzati e il funzionamento dei voucher agricoli è in sospeso.
In attesa che il Decreto maggio possa offrire i tanto attesi chiarimenti, la polemica è aperta. Nei giorni scorsi, lo stesso ministro Bellanova ha minacciato le dimissioni nel caso in cui fosse approvata la proroga di sei mesi ai permessi di soggiorno dei lavoratori stranieri già presenti in Italia. Ieri la serrata trattativa del Governo aveva ulteriormente modificato la proposta, limitando la proroga a tre mesi. Ora non rimane che attendere le prossime decisioni.


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