Covid-19, come cambiano gli acquisti di frutta e verdura

La fotografia di Ismea tra nuovi stili di consumo e prodotti trainanti

Covid-19, come cambiano gli acquisti di frutta e verdura
L'impatto della diffusione del coronavirus sulla filiera agroalimentare italiana è stato fotografato dall'Ismea in un report pubblicato ieri (clicca qui per scaricarlo). L'istituto sottolinea che l'agroalimentare continua a essere uno dei settori "meno investiti dalla tempesta economica di queste settimane, confermando ampiamente le sue caratteristiche di anticiclicità".



Nello studio si prende in considerazione anche la filiera ortofrutticola che, secondo Ismea, a breve dovrà confrontarsi con la carenza di lavoratori stranieri "che hanno deciso di tornare nei paesi di origine rallentando le operazioni di raccolta e lavorazione degli ortaggi", oltre a dover affrontare "i problemi per il trasporto su gomma a causa dell’indisponibilità di alcuni vettori spagnoli a rifornire i mercati del Nord Italia".
I mercati all’ingrosso, dopo una fase di iniziale difficoltà, hanno ritrovato equilibrio per due fenomeni: da un lato, la necessità di approvvigionarsi presso questo canale anche da parte della Gdo (che generalmente lo usa solo per integrazioni marginali) a seguito dell’incremento di domanda finale; dall’altro lato, la ripresa delle vendite dei negozi di vicinato (i quali normalmente si riforniscono all’ingrosso) che hanno visto crescere il numero di clienti in considerazione delle lunghe file presso i supermercati.

Ismea ha analizzato le vendite di 4 settimane, dal 17 febbraio al 15 marzo, dei prodotti alimentari confezionati, dotati di codice Ean, venduti presso la grande distribuzione. Per il comparto ortaggi si segnala un inizio di flessione per le vendite dei prodotti di IV gamma che diventano, con il passare dei giorni, meno appetibili in quanto non è più il “tempo per la preparazione” a mancare alle famiglie piuttosto la “disponibilità a spendere” per avere servizi aggiuntivi che possono essere fatti in autonomia.



Nel comparto si evidenzia la performance delle patate che, grazie allo shelf life lunga e al prezzo contenuto, sono state molto apprezzate in questo periodo: +31% i volumi e +37% la spesa per prezzi in aumento rispetto allo scorso anno del 5%.

Incrementi anche per le vendite di frutta fresca dotata di codice Ean, i cui volumi segnano nel periodo in analisi un +16% in volume, trainati da agrumi, in particolare arance per le quali i volumi esitati sono superiori del +25% rispetto allo scorso anno (+27% la spesa). Anche gli acquisti di mele evidenziano volumi che crescono del 16% con incremento più che doppio (+35%) del valore per via di prezzi in sostenuto rialzo. Ancora in crescita le vendite di frutta in guscio (+12%) con prezzi che restano sostanzialmente invariati.

A partire dal mese di febbraio, l’emergenza sanitaria Covid-19 ha impattato sull'ortofrutta non tanto sul fronte produttivo - scrive l'Isema nel suo report - dove la filiera ortofrutticola ha finora reagito bene, quanto sugli stili di consumo, costringendo gli italiani a cambiare repentinamente le proprie abitudini alimentari, azzerando - tranne in qualche rara eccezione - i pasti fuori casa e dedicando molto più tempo alla preparazione dei pasti in casa. Tale situazione ha innescato un maggiore consumo di prodotti ortofrutticoli, nonostante il calo del numero di atti di acquisto per settimana. Anche la composizione del paniere di spesa sembra aver subito variazioni e alcuni prodotti più facilmente stoccabili, come patate, legumi secchi, cavoli, mele, kiwi e ortaggi surgelati hanno beneficiato di un incremento delle vendite; mentre altri prodotti, connotati da una maggiore deperibilità (come, ad esempio, insalate e fragole) hanno riscontrato un calo degli acquisti. Si segnala anche il riorientamento della domanda finale verso l’acquisto degli ortaggi di I gamma a scapito di quelli di IV gamma in virtù di una minore deperibilità e di una maggiore disponibilità di tempo da dedicare alla preparazione dei pasti.



Nelle ultime due settimane Ismea evidenzia anche l’aumento della domanda estera (Germania, Belgio, Svizzera, Austria, Polonia.). Questo fenomeno rende più fluido il mercato di alcuni prodotti e, in qualche caso, determina la correzione al rialzo dei listini all’origine e all’ingrosso, come ad esempio sta accadendo per arance e pomodori. Si tratta comunque di una dinamica che andrà verificata con l’evolversi della diffusione del Coronavirus e delle conseguenti restrizioni in atto, soprattutto in quei paesi come Germania, Francia e Regno Unito che rappresentano rispettivamente il 25%, l’11% e l’8% dell’export ortofrutticolo italiano.

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