Gelo, ecco quante albicocche resteranno

Dopo l'ondata siberiana le ultime stime sui danni nelle regioni più vocate

Gelo, ecco quante albicocche resteranno
Non è certo il momento dei bilanci, ma una cosa è certa: l'ondata polare di questa settimana ha causato danni alla frutticoltura. L'impatto del gelo è stato più intenso su alcune colture, come l'albicocco, su cui non è azzardato stimare le possibili perdite di produzione per la prossima campagna, dove potrebbero mancare oltre centomila tonnellate di prodotto a livello nazionale, su una produzione media di 240 mila tonnellate negli ultimi cinque anni.

Nel Nord Italia è stato un bagno di sangue: in Veneto ed Emilia-Romagna le prime valutazioni quantificano le perdite fra il 70 e 90% e in alcuni casi anche il 100%. Il Piemonte sembra essere la regione che ha avuto meno danni a causa del gelo; nel Centro-Sud, invece, gli effetti più gravi si sono verificati in Campania - soprattutto nel Casertano - in Basilicata (a macchia di leopardo) e nella parte nord della Puglia, mentre nelle altre regioni frutticole meridionali, ad oggi, non si registrano danni.



Dalla stima percentuale alla mancata produzione il passo è breve. Per quantificare la possibile mancata produzione abbiamo analizzato i dati Istat degli ultimi cinque anni. Nel 2019 in Italia si sono raccolte 272.986 tonnellate di albicocche, che rappresenta la produzione più alta del decennio. Mediamente il nostro Paese esprime un’offerta di 240mila tonnellate ed una superficie complessiva superiore a 17mila ettari. A livello regionale Emilia-Romagna, Campania e Basilicata detengono il 72% della produzione complessiva italiana sviluppata negli ultimi 5 anni, ed una singola quota rispettivamente pari al 30%, 24% e 18%. Da notare come la quota complessiva sviluppata dalle tre regioni leader sia rimasta invariata negli ultimi, ciò che cambia è l’incidenza di ogni singola regione. Infatti, agli inizi degli anni 2010 i valori produttivi erano vicini, mentre negli ultimi anni l’Emilia Romagna ha nettamente distanziato Campania e Basilicata, grazie ad un incremento delle superfici del 23% e della produzione del 48%. Viceversa la Campania ha registrato un calo costante mentre la Basilicata è pressochè stabile.



È chiaro ed evidente che se una delle regioni leader subisce forti danni a livello produttivo, l’effetto si riverbera a livello nazionale. Quindi se viene confermato il danno in Emilia Romagna, a livello nazionale perderemo fra il 30 e 40% della produzione. Se a queste aggiungiamo le perdite riscontrabili in alcune aree di Campania e Puglia, di altre regioni del Nord (Veneto in primis), è già possibile stimare un potenziale produttivo più che dimezzato, passando da 240mila tonnellate a poco più di 100mila.

Inoltre, la crisi meteo non è ancora rientrata, con il rischio di altri gravi danni, senza considerare che l’albicocco è fra le colture arboree più sensibili a stress termici, con la reale possibilità che le stime possano essere riviste ulteriormente al ribasso.


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