Agricoltura senza agrofarmaci, l'impegno di Unibo

Agricoltura senza agrofarmaci, l'impegno di Unibo
Un nuovo approccio di ricerca, multidisciplinare e integrato, per arrivare ad un’agricoltura senza agrofarmaci chimici. È l’impegno sottoscritto da 21 atenei e istituti di ricerca di 16 paesi europei, tra cui l’Università di Bologna: un contributo concreto al nuovo Green Deal europeo, verso una produzione primaria ecologica e sostenibile.

Avviata dall'istituto francese Inrae (Institut national de recherche pour l'agriculture, l'alimentation et l'environnement) e dai due centri di ricerca tedeschi Zalf (Leibniz Centre for Agricultural Landscape Research) e Jki (Julius Kühn-Institute), l’iniziativa rappresenta uno sforzo senza precedenti per riunire la comunità scientifica europea attorno alla visione comune di un’agricoltura libera da agrofarmaci da fonti fossili.

"Questo importante accordo darà vita ad una nuova strategia di ricerca, collaborativa e transdisciplinare, che permetterà di arrivare a soluzioni per una produzione agricola europea senza agrofarmaci chimici tradizionali - dice il professor Fabio Fava, delegato del Rettore per ricerca industriale, cooperazione territoriale e innovazione - Un impegno che si inserisce nel contesto del ‘New Green Deal’, il grande piano presentato lo scorso dicembre dalla Commissione Europea e diretto a favorire la transizione del vecchio continente verso un'Europa competitiva, più pulita e più sana".

Gli atenei e gli istituti coinvolti hanno già delineato diversi filoni comuni di ricerca, tra cui un migliore utilizzo di principi agro-ecologici per avere sistemi di produzione più resistenti alle patologie vegetali e l’analisi del contesto socio-economico in cui si svilupperà la transizione verso una produzione agricola senza agrofarmaci chimici convenzionali.

Il nuovo approccio permetterà di rafforzare la connessione tra ricerca e sperimentazione, sia in laboratorio che sul campo. L’obiettivo è arrivare ad un sistema di open science in cui i ricercatori possano lavorare a stretto contatto con il settore agricolo e della produzione primaria per implementare rapidamente le soluzioni ideate e condividerle in tutto il continente europeo, adattandole ad ambienti, climi e colture diversi.

Fonte: Magazine.unibo.it