Uva da tavola, spagnoli tra disperazione e motoseghe

Nel Vinalopó sono partiti gli espianti. Asaja: «Senza l'aiuto del governo, il settore muore»

Uva da tavola, spagnoli tra disperazione e motoseghe
Stanco di vedere che il proprio lavoro quotidiano non portava più frutti. Stanco di terminare le annate agrarie in perdita. Così ha deciso di prendere la motosega in mano e di rimuovere un intero appezzamento di cinque ettari dedicato all’uva da tavola. Diecimila viti tagliate in un giorno solo, per non pensarci più e guardare al domani con meno preoccupazioni.

E' quanto accaduto il 29 gennaio scorso nella valle del Vinalopó, tra i più importanti bacini produttivi dell’uva da tavola spagnola. Area dove si producono anche varietà che possono avvantaggiarsi della Denominazione di origine protetta (Dop), famose per essere raccolte già insacchettate.

Il gesto estremo, come riporta Valenciafruit.com, è stato compiuto da un singolo imprenditore agricolo dopo l’ultima campagna disastrosa. Un atto che fa riflettere. Perché testimonia il fatto che la disperazione è uno stato d’animo sempre più comune tra gli ortofrutticoltori del Sud dell’Europa. Senza distinzioni di origine: Spagna, Italia, Grecia sono tutti sulla stessa barca che rischia di affondare. 



Di questo passo, la superficie di coltivazione dell’uva da tavola del Vinalopó si ridurrà di oltre il 50% nei prossimi tre o cinque anni. E’ quanto ha denunciato l’associazione agricola Asaja Alicante, che chiede alla politica spagnola di adottare specifiche misure per salvare il comparto da una fine già scritta. 

Tra queste ultime si segnalano, in particolare: l’approvazione di una legge ad hoc per garantire prezzi minimi ai produttori, sulla scorta di quanto appena fatto dal Governo per aumentare il Salario minimo interprofessionale (clicca qui leggere il nostro articolo); l’introduzione di aiuti di stato per promuovere la coltivazione dell'uva insacchettata e la relativa pratica dell'insacchettamento; la riduzione permanente dell’Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) ai viticoltori e, non da ultimo, l’interruzione degli Accordi di libero scambio che consentono l’ingresso in Spagna di uve straniere nel periodo della campagna nazionale.

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