«La ricetta per far decollare il Made in Italy»

Numeri dei Consorzi e criticità delle "eccellenze" in un convegno al Mipaaf

«La ricetta per far decollare il Made in Italy»
La prima banca dati dei Consorzi Italiani - realizzata dall’Agenzia di comunicazione di impresa di Klaus Davi - dice che le realtà esistenti ad oggi sono circa mille, il 23% delle quali all’interno del settore agroalimentare che comprende vini Doc e Docg e prodotti alimentari Dop e Igp; le realtà consortili dedicata a frutta e verdura sono il 19,65% (poco meno di una cinquantina, quindi), seguite da formaggi e latticini (13,33%), salumi (10,18%), olio (6,67%). La "fetta" più grande è occupata dal vino (31,23%). E’ quanto emerso nel convegno “Consorzi e Made in: come veicolare l’eccellenza”, tenutosi ieri al Mipaaf nell’ambito del progetto #iostocolmadeinitaly, la campagna ideata e creata dallo stesso Davi che propone al centro dell’agenda politica il Made in Italy, con lo scopo di dar vita ad una legge che tuteli l'eccellenza italiana.

Nell’agroalimentare ogni anno vengono esportati prodotti per 42 miliardi di euro e allo stesso tempo vengono copiati prodotti per 100 miliardi di euro, utilizzando fraudolentemente il marchio Made in Italy o facendo riferimenti illeciti al Paese.  “Con le imitazioni perdiamo tanta ricchezza – ha spiegato nel suo intervento la Ministra Teresa Bellanova - che invece potrebbe essere investita nelle nostre imprese. Dobbiamo intervenire sulla normativa, sugli strumenti, sulla logica dei dazi dannosa per il nostro Paese ma soprattutto sulla comunicazione. Ai dazi americani - ha aggiunto - intendiamo rispondere con una grande campagna di comunicazione, negli Usa e nei Paesi dove si possono permettere il costo del Made in Italy, per parlargli della bontà del medesimo”. 



Per Bellanova “investire in comunicazione vuol dire investire nella trasparenza dell’etichettatura e nella tracciabilità obbligatoria; non siamo noi che dobbiamo inseguire i prezzi bassi per stare sul mercato ma dobbiamo rivendicare le motivazioni per cui i nostri prodotti costano di più, ovvero il non sfruttamento della forza lavoro e l’utilizzo di materie prime di qualità”.
 
Urge trovare un’intesa per semplificare la vita operativa quotidiana dei consorzi favorendo così lo sviluppo dei prodotti e delle denominazioni che hanno necessità di crescere: lo ha detto Cesare Baldrighi, presidente di OriGIn Italia: “Serve un Ministero che ci accompagni dal punto di vista delle norme nonché per interloquire ed organizzarci”, ha detto. “Nel contesto attuale – ha aggiunto Baldrighi – si rende necessario snellire le prassi e rendere le cose più facili a livello operativo a quelle denominazioni di origine e rispettivi consorzi obbligati a sottostare alle normative esistenti”.  



I lavori sono stati aperti da Filippo Gallinella, Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, che sul “semaforo” sui prodotti agroalimentari che ha tenuto banco nei dibattiti di questi giorni ha detto: “Non esistono cibi nocivi ma comportamenti sbagliati. Se vogliamo lavorare per la tutela del Made in Italy dobbiamo far capire che la Dieta Mediterranea è quella giusta e che i cibi sani vanno coltivati con una giusta educazione. Spaventare un consumatore con un bollino rosso su un prodotto di alta qualità è sbagliato – ha aggiunto –L’assurdo è che prodotti artificiali di cui non si conosce nemmeno l’origine degli ingredienti abbiano ottenuto il pallino verde: il Parlamento si è già espresso in merito e continueremo a farci sentire, anche a Bruxelles”. 
 
A seguire Giulio De Rita ha quindi presentato la Ricerca Censis sul percepito delle eccellenze italiane; quindi, confronto con alcuni dei presidenti di Consorzi Dop e Igp e responsabili della Gdo presenti.

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