Apo Scaligera «tara» l'offerta

Bene le fragole primaverili, autunno difficile per le verdure

Apo Scaligera «tara» l'offerta
Un 2019 di luci ed ombre per le produzioni ortofrutticole di Apo Scaligera (nella foto sopra lo stabilimento di Zevio, nel Veronese). “La stagione della fragola autunnale non è stata prodiga di soddisfazione in quanto la produzione nordeuropea è andata avanti a lungo, complice il clima mite, limitando gli spazi di mercato”, spiega il componente dell’ufficio commerciale Gianluca Bellini. “La nostra azienda tuttavia sta ormai puntando con decisione sulle produzioni primaverili perché dopo l’estate è sempre più difficile farsi largo e spuntare buone quotazioni: l’80-85% del business si concentra così tra la fine di aprile e l’inizio di giugno quando a farla da padrone è la cultivar Garda insieme ad Apo 1 e Apo 2. Varietà che hanno scarsa attitudine a produrre in autunno ma esprimono grande qualità nei mesi clou. E il bilancio, nella prima parte dell’anno, è stato positivo”. 



Per le fragole, in ogni caso le sperimentazioni continuano, nel "campo prova" allestito in collaborazione con il Mipaaf e autofinanziato dai soci. “I volumi nel 2020 - prosegue Bellini - saranno in linea con quelli del 2019, attorno alle 5mila/5.500 tonnellate”.

In sensibile calo superfici e volumi per i kiwi (“circa 400 ettari contro i 1.500 di qualche anno fa”) e le mele, che anche nel Veronese risentono dell’incidenza della cimice asiatica.



Capitolo ortaggi: Bellini definisce "discreta" la stagione estiva delle verdure, "con le scarse rese per ettaro causate dal clima bilanciate, per pomodori e peperoni, da prezzi migliori dello scorso anno”. A due facce la campagna delle referenze a foglia (Apo Scaligera coltiva soprattutto insalata gentile, circa 50mila i quintali complessivi): a una prima parte dell’anno interessante sta facendo seguito un “secondo tempo” meno confortante. “La ripresa della campagna, da settembre, è stata deludente - spiega Bellini - con prezzi medio-bassi e una domanda frenata dalle temperature anomale, superiori alla media, dell’Est Europa: in Slovenia e Croazia la produzione locale non manca e il nostro export, di conseguenza, langue”.

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