Italia e Grecia, export a confronto: trend opposti

Così il kiwi ellenico è diventato uno spauracchio sui mercati esteri

Italia e Grecia, export a confronto: trend opposti
Con una produzione sostanzialmente stabile rispetto allo scorso anno (circa 220mila tonnellate) e un potenziale in gran parte ancora da liberare la Grecia si conferma competitor di assoluto rilievo per il Made in Italy. La battaglia per la conquista degli spazi sui mercati esteri è sempre più aspra: nella stagione 2018/19 l’export tricolore è cresciuto del 5% rispetto all’anno precedente a fronte di un progresso produttivo del 13% rispetto al 2017/18. L’aumento dell’export, dunque - stando alle rilevazioni Cso Italy su dati Istat presentate ieri a Verona - risulta inferiore, percentualmente, rispetto a quello del raccolto. Mentre la distribuzione dell’export per destinazione non ha registrato variazioni degne di nota: flette lievemente la quota del venduto in Ue28 e cresce di poco quella indirizzata ai Paesi extra Ue



Rispetto a 10 anni fa le esportazioni oltremare sono incrementate del 33%, ma nel 2015/16 erano più che raddoppiate; nelle ultime stagioni il volume spedito è nettamente sceso in relazione alla minore offerta e, nel caso del 2018/19, ha ricordato Elisa Macchi del Cso, a causa della forte presenza sui mercati esteri della Nuova Zelanda.



Trend diverso per la Grecia: l’export 2018/19 scende del 9% (136mila tonnellate il dato assoluto) dopo il picco raggiunto la precedente campagna, ma sale del 31% se paragonato con la media del periodo 2013/14-2016/17. Il prezzo medio, rileva Cso, è in flessione rispetto al quello del 2017/18, il più elevato delle ultime 18 campagne commerciali.



Sta di fatto che se in passato l’export greco era nettamente inferiore a livello generale e concentrato a inizio stagione, nelle ultime annate le spedizioni sono aumentate notevolmente e si sono protratte nel tempo.



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