«L'imballaggio più sostenibile non è la confezione»

L'azienda Eosta: con la marchiatura a laser abbiamo tagliato 22 milioni di cestini di plastica

«L'imballaggio più sostenibile non è la confezione»
L'ortofrutta bio dovrebbe saper esprimere il valore dell’attenzione all'ambiente ancora meglio rispetto a quella convenzionale. Del resto, si sa che biologico fa rima con ecologico. Su queste basi si poggia la strategia dell'azienda olandese Eosta - specializzata in ortofrutta bio ed equosolidale - che da qualche anno ha deciso di puntare sulla marchiatura a laser (chiamata "Natural branding") dei propri prodotti.

Nonostante sia iniziato da poco tempo, il progetto green ha già portato a grandi risultati sul fronte degli sprechi di materie plastiche. Risultati che sono stati sintetizzati, in una nota, dalla stessa azienda olandese. 

"Nei supermercati, la frutta e le verdure biologiche sono generalmente vendute in confezioni a base di plastiche green, al fine di distinguerle dalle alternative non bio - ha spiegato il Gruppo - Negli ultimi anni attraverso la tecnologia Natural Branding, Eosta ha affrontato questo problema ed evitato qualsiasi forma di imballaggio".



"Insieme a 32 catene distributive di 13 Paesi del mondo - ha aggiunto Michaël Wilde, responsabile della sostenibilità di Eosta - abbiamo contribuito a salvare 22 milioni di unità di imballaggio e seimila chilometri di film plastico, con un risparmio di CO2 che equivale a guidare 255 volte intorno al mondo”. 

A trainare lo sviluppo del progetto è stato, in prima persona, il responsabile per gli imballaggi Paul Hendriks. Che ha rimarcato: "È bello vedere che così tanti rivenditori abbiano abbracciato la marchiatura a laser e capito che la forma di imballaggio più sostenibile, in realtà, non è la confezione".

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