Brexit, lo spettro dell'aumento dei prezzi per la frutta

I timori di associazioni e Gdo per un "no deal": prodotti scarsi e costosi

Brexit, lo spettro dell'aumento dei prezzi per la frutta
La Brexit è sempre più vicina e nel peggiore degli scenari, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea senza alcun tipo di accordo, le conseguenze potrebbero essere gravi e investire tutti i settori economici. Anche il commercio ortofrutticolo non ne sarebbe esente.

Secondo un articolo pubblicato nei giorni scorsi dal quotidiano inglese The Guardian, lo scenaio di un "no deal Brexit" potrebbe incidere anche sulle abitudini dei consumatori e sui loro ritmi di spesa settimanali, dal momento in cui frutta, verdura e vino diventerebbero beni sempre più scarsi e costosi.

Diverse le associazioni di categoria sul piede di guerra. Ad esempio la Wine and Spirit Trade Association (Wsta) ha criticato il governo per esser venuto meno agli accordi per la sospensione di nove mesi alle importazioni di vino, la bevanda alcolica più popolare nel Regno Unito, nel caso in cui non venisse raggiunto nessun accordo con Bruxelles.

In particolare, in una lettera aperta ai ministri della Brexit Michael Gove e Stephen Barclay, l'associazione ha sottolineato come i possibili oneri economici sulle importazioni potrebbero comportare un aumento del prezzo del vino, oltre a ridurne la scelta e a comportare per fiorente mercato del vino inglese spese per 70 milioni di sterline.

Gli importatori che contavano sul flusso della nicchia di vini dall'Unione Europea potranno uscirne distrutti e, allo stesso tempo, dall’oggi al domani il Regno Unito potrebbe perdere la sua posizione come centro nevralgico di commercio di vino.



Cupe anche le previsioni provenienti dalla catena di grandi magazzini John Lewis, nel comunicare la loro prima perdita semestrale in assoluto, pari a 26 milioni di sterline. Il loro presidente Charlie Mayfield, già consigliere del governo, ha evidenziato come lasciare l’Unione europea senza un accordo, potrebbe portare a “significative conseguenze, di cui non sarà possibile mitigare l’impatto”. A questo proposito, ha spiegato come Waitrose, parte del gruppo di John Lewis, stia già facendo scorta di alcuni prodotti, incluso vino, olio d’oliva e conserve alimentari, mentre non può certo interrompere le importazioni di prodotti freschi attraverso la Manica.

Anche Steve Murrells, amministratore delegato dei supermercati Co-op è preoccupato per gli effetti di un possibile no deal Brexit. Se infatti i prodotti di lunga durata, come acqua, carta igienica e conserve si possono accumulare, non si può fare lo stesso con i prodotti freschi come la frutta, specialmente pere, mele e mirtilli che vengono generalmente importati durante l’inverno. "Pensiamo che in alcuni settori alimentari freschi, potrebbero esserci aumenti di prezzo, oltre che una carenza diffusa dei prodotti. Se mai dovesse verificarsi questa situazione, saremo costretti ad affidarci al più costoso trasporto aereo”.

E’ evidente che gli effetti del no deale potrebbero estendersi a tutti i settori commerciali, come testimoniato anche dal commento dell’amministratore delegato della Wsta Miles Beale: “Il governo inglese non solo non comprende appieno il valore dell’industria vinicola del Regno Unito ma neanche il valore delle importazioni in generale nell’economia del Regno Unito”.

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