Ccpb: biologico via sostenibile per l’agroalimentare

Ccpb: biologico via sostenibile per l’agroalimentare
“Il biologico conferma la sua crescita sia nel mercato interno, sia nell’export. Nell’ultimo anno i prodotti bio sono diventati largamente disponibili, per assortimento e qualità, al vasto pubblico della grande distribuzione e dei discount, dove vengono apprezzati per le garanzie offerte e i valori di rispetto dell’ambiente e della salubrità”. Così Fabrizio Piva, amministratore delegato di Ccpb, ha commentato l’edizione di Sana 2019, Salone internazionale del biologico e del benessere, tenutosi a Bologna dal 6 al 9 settembre.

Durante il Sana, Ccpb ha organizzato una serie di incontri con esperti e professionisti del settore in cui sono stati affrontati diversi temi: il ruolo della certificazione e come comunicarlo, l’importanza della sostenibilità ambientale e dell’innovazione in campo alimentare, la filiera della cosmesi biologica e naturale. 

I numeri del biologico
Tutti gli indicatori sono in crescita: il bio italiano fattura 6,4 miliardi di euro l’anno, di cui 4,1 miliardi per il mercato interno e 2,3 miliardi per l’export. L’86% delle famiglie italiane acquista biologico almeno una volta l’anno. Dati positivi non solo per la diffusione, ma anche per la produzione agricola: nel 2018 le superfici coltivate in Italia sono ormai quasi 2 milioni di ettari, è bio il 15,5% della Sau italiana (superficie agricola utilizzata), mentre le aziende certificate sono salite a 79.000.

La verità, vi prego, sul biologico
La crescita del bio deve essere accompagnata da una migliore informazione e comunicazione sui valori e sul funzionamento dell’agricoltura e delle produzioni biologiche. Per questo durante il convegno La verità, vi prego, sul biologico abbiamo chiesto al pubblico di SANA e ad aziende, giornalisti ed esponenti del mondo accademico un parere su alcuni miti e fake news attorno al bio e alla certificazione. È emersa, da diversi punti di vista, la comune necessità di restituire la complessità degli argomenti con chiarezza, evitando semplificazioni, banalizzazioni, assolutismi, e allo stesso tempo l’eccesso nella quantità di informazioni.

Gianluca Ferrari di Granarolo ha spiegato come il prezzo dei prodotti bio sia effettivamente più alto rispetto al costo di quelli convenzionali, ma che la differenza si assottiglierà nei prossimi anni con il crescere della produzione. Alla domanda “il bio sfamerà il mondo?”, Luigi Cattivelli del Crea - Centro di ricerca Genomica e Bioinformatica, ha risposto come in teoria sia possibile e auspicabile, ma occorrerebbe un impegno radicale su scala planetaria. A Fabrizio Piva di Ccpb è spettato chiarire se e quanto i controlli sono accurati: “I dati ufficiali dell’Icqrf - Ispettorato centrale per la repressione frodi, mostra come il biologico sia il settore con meno difettosità dell’intero settore agroalimentare”, ha commentato. Il bio è una moda passeggerà? “No”, ha risposto Silver Giorgini di Orogel: ne è la prova “la crescita riscontrata in un periodo di crisi economica e dei consumi. La sfida futura per il biologico sarà riuscire a diventare un’alternativa diffusa a modelli di agricoltura intensiva”. Umberto Luzzana di Skretting ha poi sfatato il mito del biologico quale appannaggio di piccoli produttori: “Grandi gruppi industriali e multinazionali dell’agroalimentare oggi offrono prodotti, linee e marchi bio, questa è la misura del successo”. In tanti si chiedono se i prodotti biologici siano più nutrienti; per Giovanni Dinelli dell’Università di Bologna non c’è un consenso della comunità scientifica su questo punto, “ma chi acquista bio non lo fa solo per i valori nutrizionali, ma soprattutto per la tutela della propria salute e dell’ambiente”. Di questo aspetto ha parlato anche Sara Panseri dell’Università di Milano, che ha spiegato come nemmeno il bio possa essere l’unica soluzione alla sostenibilità in agricoltura, “pur offrendo spunti virtuosi”. Tornando alla comunicazione, Carlo Alberto Pratesi dell’Università RomaTre ha illustrato i meccanismi che portano alla circolazione delle fake news: la sfida è riuscire a far passare pochi ma chiari messaggi. Il giornalista Andrea Bertaglio ha aggiunto come la maggior parte delle persone ritengano di riuscire a scoprire i fake, mentre i giornalisti hanno il delicatissimo compito di tradurre contenuti e verità scientifiche altrimenti incomprensibili per il grande pubblico. “Non esistono soluzioni facili” ha concluso Massimo Marino di Lce Life Cycle Engineering, però l’innovazione può e deve essere sempre accompagnata dalla collaborazione nella comunicazione tra comunità scientifica, istituzioni, giornalisti e pubblico e dalla volontà comune di approfondire temi complessi come questi.

Agricoltura di precisione, biodiversità e sostenibilità
Nell’ottica di un crescente impegno per la sostenibilità, l’agricoltura biologica - quella di precisione - l’uso dei Dss (Sistema di Supporto alle Decisioni) e l’attenzione alla biodiversità possono offrire alle aziende risultati notevoli. Il secondo convegno Ccpb ha posto l’attenzione su come l’efficiente utilizzo dei mezzi tecnici e il rispetto per le varie forme di vita che contribuiscono all’equilibrio biologico dell’ambiente coltivato rappresentino le basi per un’agricoltura effettivamente sostenibile.

La filiera per una cosmesi più sostenibile, dal campo allo scaffale
Per ragionare di sostenibilità bisogna passare dalla filiera. È quanto abbiamo fatto nel settore della cosmesi mettendo insieme tutti i protagonisti della filiera, dal campo allo scaffale, per un convegno e così pensare al sistema in tutte le sue fasi e nella sua complessità. Dalle materie prime fino al prodotto finito sullo scaffale di un negozio, o nella gallery di un sito di e-commerce, sono numerosi e importanti i passaggi: trasformazione e lavorazione, formulazione, packaging e confezionamento, promozione e comunicazione. Passaggi numerosi e complessi, ma che sono legati insieme proprio dalla certificazione. 

Cosa fa Ccpb
Ccpb è un organismo di certificazione e controllo dei prodotti agroalimentari e “no food” ottenuti nel settore delle produzione biologica, eco-compatibile ed eco-sostenibile. Le aziende certificate da Ccpb sono circa 13.000, di cui oltre 11.500 nel settore biologico, e fanno riferimento ad affermati gruppi agroalimentari, al comparto della grande distribuzione, a piccole e medie imprese del settore agricolo ed alimentare e a diverse società emergenti. 

Fonte: Ufficio Stampa Ccpb