Op e Aop, ecco cosa cambia

I commenti di Unaproa e Italia Ortofrutta al Decreto ministeriale del 13 agosto

Op e Aop, ecco cosa cambia
Cosa cambia concretamente per Op e Aop con il Decreto Ministeriale firmato lo scorso 13 agosto dal ministro (ormai uscente) Gian Marco Centinaio? Italiafruit News lo ha chiesto alle due Unioni nazionali che rappresentano i produttori, Unaproa e Italia Ortofrutta.

“Le novità introdotte - puntualizza Felice Poli, legale rappresentante di Unaproa - riguardano i requisiti per il riconoscimento e funzionamento di Op e Aop, nonché alcuni aspetti procedurali concernenti il programma operativo. Le nuove regole previste dal Decreto del Ministero sono il risultato di un confronto proficuo e costruttivo, durato alcuni mesi a cui hanno partecipato i rappresentanti delle regioni e delle province autonome, degli organismi pagatori e della filiera ortofrutticola. Sulle definizioni assunte hanno pesato anche le risultanze negative e le indicazioni emerse dalla verifica comunitaria che ha interessato l’Italia nel mese di febbraio 2019”. 

Un primo aspetto di novità del dispositivo ministeriale riguarda l’obbligo delle Op di dimostrare la presenza di un organigramma. Questo adempimento, che deve essere soddisfatto sia all’atto del riconoscimento che per il mantenimento dello status di organizzazione, “rappresenta un momento organizzativo essenziale per una Op, in quanto deve prevedere l’indicazione dei diversi livelli gestionali, delle relazioni intercorrenti fra le diverse aree e figure presenti in azienda e le rispettive responsabilità: un aspetto operativo importante per una maggiore qualificazione del sistema organizzato in Op e Aop”. “Unaproa - sottolinea Poli - è impegnata da tempo per attivare sul territorio nazionale progetti di aggregazione tra le organizzazioni associate che permettano di ridurre il numero dei decisori di vendita, privilegiando il principio meno organizzazioni, più organizzazione”.


Felice Poli

Altra novità introdotta a livello nazionale - mette in luce Unaproa - riguarda la possibilità che i soci di una Op possano fornire direttamente il prodotto ad una filiale nel rispetto delle regole previste da un apposito regolamento interno predisposto dalla stessa Op. “Questa nuova disposizione semplifica le procedure di conferimento tra soci dell’Op e le filiali in quanto verrebbe meno una doppia fatturazione tra socio-Op ed Op-filiale”.

Per quanto riguarda il programma operativo, Poli rimarca l’importanza delle novità riguardanti la proroga dei termini per la sua presentazione - sia dell’anno in corso, per l’annualità 2020-nuovi progetti - e per la modifica del programma operativo in corso d’opera: “A tal riguardo - precisa - viene ridotta la flessibilità in merito all’attuazione del progetto. Infatti, la percentuale di scostamento necessaria per attivare la modifica del Programma Operativo - anche se aumentata dal 20 al 25% - è da applicarsi all’azione e non più alla misura. Inoltre, è stata chiarita la casistica che non comporta l’obbligatorietà della presentazione della modifica del programma operativo in corso d’anno, che tuttavia deve essere segnalata e documentata in fase di rendicontazione”.



Poli conclude sottolineando come, in materia di presentazione del programma operativo “sia necessario individuare in tempi brevi a livello nazionale nuove procedure in grado di ridurre ai minimi termini la problematica della fornitura da parte delle Op dei preventivi per le diverse spese da inserire nel programma operativo: ciò potrebbe diminuire notevolmente il carico burocratico a carico delle Op-Aop interessate, fermo restando la necessità di dover garantire quanto previsto dalla normativa comunitaria in materia”. 

Per Vincenzo Falconi, direttore di Italia Ortofrutta, il Dm non introduce sostanziali novità nell’ambito del riconoscimento delle Op e della gestione dei programmi operativi ("il numero di produttori ed il valore del Vpc per il riconoscimento rimangono invariati rispetto al precedente Dm"). Si tratta piuttosto - sottolinea - di alcuni aggiustamenti e precisazioni volte a rendere il dispositivo più chiaro, meno interpretabile e più aderente alle richieste emerse negli ultimi controlli della Commissione Europea in Italia.



"Particolare chiarezza - aggiunge Falconi (foto sopra) - è stata fatta sulle modalità di presentazione e di modifica dei programmi operativi e dei loro esecutivi annuali. Il programma operativo deve essere uno strumento esecutivo dettagliato e motivato da cui si evinca la progettualità e gli indirizzi di sviluppo che la Op intende perseguire. Migliorare la capacità progettuale è uno degli aspetti essenziali su cui si chiede una maggiore attenzione delle Organizzazioni per evitare ulteriori appunti e correzioni finanziare della Commissione Europea se non addirittura la messa in dubbio dell’utilità, efficienza ed efficacia dell’impianto normativo dell’Ocm".

"Altro aspetto da valutare con attenzione, anch’esso emerso nell’ultimo controllo della Commissione - sottolinea il direttore di Italia Ortofrutta - è quello del funzionamento della organizzazioni in relazione agli obiettivi di valorizzazione e commercializzazione delle produzioni degli associati. A volte dopo tanti anni di applicazione di una normativa, spesso anche in modo routinario ed automatico è necessario riportare l’attenzione sulle motivazioni di fondo e sulle finalità da perseguire con questo strumento di sostegno che forse hanno bisogno di essere rimesse a fuoco a tutti i livelli dai vari attori ed Istituzioni coinvolte".

Permangono tuttavia da affrontare, per Falconi, alcune importanti questioni come quelle della accuratezza della stima in fase di presentazione dei progetti – concetto diverso dalla congruità della spesa - per evitare di presentare a settembre preventivi che di fatto, nel momento in cui l’Ope d i soci effettuano le spese, non hanno più alcuna validità. "Auspichiamo inoltre una generale revisione della Disciplina ambientale - conclude - su cui è necessaria una ulteriore azione di semplificazione".

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