Attualità
«Così gli agrumi di Sicilia diventano richiamo per turisti»
La presidente del Distretto, Argentati: «Le vie della Zagara fonte di sviluppo per il territorio»
Da domenica scorsa le colline del prosecco sono dunque patrimonio Mondiale dell'Umanità. Salgono così a 55 i siti italiani "riconosciuti" dall'Unesco. L'ultimo dei quali fa "fischiare le orecchie" al settore ortofrutticolo: il mondo del vino ancora una volta porta a casa un importante risultato mentre il nostro comparto che in termini numerici - almeno sul fronte export - se la gioca ad armi pari (nei momenti migliori...) resta a bocca asciutta. Certo, le energie profuse sono molte, i progetti di valorizzazione non mancano. E tuttavia una "vetrina" così prestigiosa non è mai stata conquistata. Ma in territori vocati e "caratterizzati" dal legame a doppio filo con eccellenze frutticole ed orticole, ad esempio la Sicilia, si può pensare in grande mettendo i prodotti della terra al centro dell'attenzione?
"Il riconoscimento Unesco è un grande traguardo, ma i modi per valorizzare sono anche altri: con La vie della Zagara, il Distretto regionale degli agrumi - spiega la presidente Federica Argentati - porta avanti un progetto di turismo relazionale integrato che vuole coinvolgere le diverse eccellenze delle produzioni Dop e Ipg lungo la fascia costiera tirrenica, lungo quella ionica, nella Piana di Catania e nella costa meridionale, da Campobello di Mazara a Ribera per valorizzare in modo integrato tutti i comparti economici dell'isola garantendo indotto. Le condizioni pedoclimatiche ottimali permettono di ottenere produzioni agrumicole qualitativamente pregevoli, vere e proprie unicità quali l'arancia Rossa, quella di Ribera, il limone di Siracusa e quello dell'Etna, per proseguire con il limone Interdonato e il mandarino tardivo di Ciaculli".
"Gli itinerari sulle Vie della Zagara, tracciati nei territori corrispondenti a quelli individuati dalle indicazioni protette agrumicole inserite all’interno del Distretto - prosegue Argentati - permettono di conoscere e apprezzare il paesaggio in un connubio tra agricoltura, architettura, ambiente ma anche gastronomia. Stiamo costruendo nuovi itinerari che prevedono soste in agriturismi e agrumeti, e finora il successo non è mancato: molti giornalisti stranieri sono rimasti sinceramente colpiti dal nostro territorio, scrivendo e documentando quanto visto e gustato". "Certo - conclude Argentati - legare il tutto all’Unesco equivarrebbe a fare bingo...". Vale la pena ragionarci e attivarsi?