Pere, l'Italia non piange da sola

Volumi in calo in tutta Europa, meno Abate: i dati e l'analisi di Interpera

Pere, l'Italia non piange da sola
Pere, dopo una stagione con più ombre che luci l’Italia si prepara a una stagione “di scarica”. E’ quanto emerso nell’undicesima edizione di Interpera, il congresso internazionale tenutosi dal 25 al 27 giugno scorsi a Tours (Francia) alla presenza di oltre centodieci produttori, trasformatori, distributori, vivaisti nonché rappresentanti di centri sperimentali europei provenienti da nove Paesi (oltre all’ospitante, Spagna, Italia, Portogallo, Olanda, Spagna, Belgio, Turchia, Grecia, Sud Africa, Stati Uniti e Sud Africa). La tre giorni ha fornito ai partecipanti un ampio spettro del settore in termini di produzione, recenti sviluppi e prospettive future.


 
Il momento clou del congresso, ovvero le previsioni di produzione in Europa, ha evidenziato la forte instabilità climatica della stagione in corso in tutti i Paesi produttori europei, fattore che sicuramente comporterà una diminuzione della produzione complessiva; quella 2018 è stata di 2,37 milioni di tonnellate, il 6% in più dell’anno prima.

L’Italia si conferma leader con il 31% del totale continentale pari a circa 730mila tonnellate (dati aggiornati a fine 2018), davanti a Paesi Bassi e Belgio (rispettivamente 17 e 16%); quindi la Spagna con il 13% e il Portogallo con il 7%. 


A livello varietale, nel 2018 ha perso terreno l’Abate (-2,7%), che si attesta al secondo posto in Europa con il 13% complessivo e rappresenta il 43% della produzione Made in Italy; conferma il primato la Conference (42%), in progresso del 13,7%, seguono William e Rocha, che “pesano” l’11% e il 7%. L’Emilia Romagna resta saldamente la regione primatista con il 68%, davanti a Veneto (11%), Piemonte (5%) e Lombardia (3%).



Per la prossima stagione, stando ai dati presentati da Cso Italy, è previsto nella Penisola un calo di superfici dedicate ad Abate (-8%) Conference (-18%), Decano e Kaiser; stabile William, mentre Max Red Barlett, Santa María e Carmen aumenteranno leggermente.

Se la campagna 2018/19 è stata contraddistinta in Italia da forti escursioni termiche, volumi inferiori alle attese (-11mila tons), una qualità discreta, più prodotto del solito destinato all’industria e prezzi generosi solo per le pezzature grandi, per il 2019/20 è atteso un buono sviluppo dei calibri: il mese di marzo ha registrato temperature molto elevate per questo periodo, pochissima pioggia fino alla fine di aprile seguita dal mese di maggio con elevate e piogge frequenti e un abbassamento delle temperature. Potrebbe evidenziarsi un ritardo nella raccolta ma con l'aumento delle temperature il quadro potrebbe cambiare velocemente.



Le esportazioni italiane, dai prima anni Duemila - stando a Cso Italy - sono salite del 18%; si tratta di circa 150mila tonnellate medie. In poco meno di un ventennio le principali destinazioni raggiunte non hanno subito particolari modifiche: la Germania scende leggermente pur rappresentando ancora oltre il 40%. In calo anche il Regno Unito, in progresso l’Est Europa.
 
Le altre presentazioni di Interpera si sono concentrate sulla ricerca e l'innovazione varietale, nonché sulle pratiche intraprese per soddisfare le aspettative dei consumatori, in particolare nei frutteti eco-responsabili.
 
Per i co-organizzatori dell'evento, rappresentati da Daniel Sauvaitre, massimo esponente dell'Associazione nazionale delle mele e pere (Anpp) e Jean-Louis Moulon, vicepresidente dell'Areflh, "l'obiettivo di Interpera di rivitalizzare il settore delle pere è stato ampiamente raggiunto grazie all'intenso scambio di esperienze e di informazioni durante le tre giornate di congresso".

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