Albicocche, quest'anno per vendere ci vuole fortuna

Anche in Emilia-Romagna il frutto rimane sugli alberi. «Consumi fermi e sovrapproduzione»

Albicocche, quest'anno per vendere ci vuole fortuna
Anche in Emilia-Romagna, così come in Basilicata (clicca qui per leggere la nostra notizia di ieri), molti produttori di albicocche hanno già deciso di abbandonare le raccolte. Il consumo di questo prodotto stenta a decollare, specie sul fronte interno, e l'offerta è nettamente più alta della domanda. Così i prezzi sono scesi a livelli insostenibili.

"Noi possiamo ritenerci fortunati perché, bene o male, stiamo riuscendo a vendere" spiega a Italiafruit News Gabriele Franceschelli, titolare de La Vallata, società agricola di Casalfiumanese (Bologna) che coltiva circa 120 ettari di frutteti nella valle del fiume Santerno. "Ci sono produttori che non vendono e, di conseguenza, lasciano i frutti sugli alberi".



Il problema dell'annata è duplice: da una parte c'è la richiesta scarsa, dall'altra la sovrapproduzione nel bacino del Mediterraneo. "In Italia tutti importano albicocche, ma pochi esportano - evidenzia Franceschelli - Con il caldo record delle ultime settimane sono maturate tutte le varietà, anche le più tardive. Ma la domanda nazionale sta a zero e diversi mercati esteri stanno preferendo le produzioni greche, spagnole e francesi per vari motivi".

L'imprenditore emiliano prevede che la situazione di mercato potrà migliorare dopo il 15 luglio. "Al momento si può solo intravedere uno spiraglio di miglioramento - conclude - Speriamo che i consumi possano crescere, visto che adesso l'Emilia-Romagna offre albicocche saporite e di alta qualità, quali ad esempio Portici e Kioto. Fino a qualche giorno fa non era così: molte varietà precoci, a causa delle piogge di maggio, erano zuppe d'acqua e poco dolci".
 
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