Il riscatto della fragola veronese

Apo Scaligera: qualità e rese al top, ben remunerati anche all'estero

Il riscatto della fragola veronese
Dopo un 2018 che aveva gettato molte ombre sul presente e sul futuro, la fragolicoltura veronese rialza la testa: “Una stagione positiva sotto tutti i punti di vista”, la definisce Gianluca Bellini, direttore commerciale di Apo Scaligera. “L’80% circa della produzione annuale, circa 4mila tonnellate, è stata collocata in Italia e all’estero tra metà-fine aprile e i primissimi giorni di giugno con prezzi buoni grazie anche a una qualità molto soddisfacente. Il restante migliaio di tonnellate verrà coltivato in estate nella fascia montana e poi sarà la volta della stagione autunnale. Ma il grosso dei giochi è fatto”.



Un mix di fattori favorevoli ha supportato la stagione commerciale della fragola veronese, che punta sulle varietà Garda e Apo1, ottenute nei vivai veneti: valgono ormai il 70% del raccolto totale. “La fase produttiva ha beneficiato di temperature medio basse che hanno evitato concentrazioni produttive. L’umidità non ha creato problemi alle nostre colture, tutte sotto serra; grado brix, serbevolezza e gusto hanno toccato ottimi livelli, le rese hanno raggiunto anche i 350 quintali a ettaro”, precisa Bellini (foto sopra).



E sul mercato, “il forte ritardo produttivo del Centro Europa, dovuto alle basse temperature, ci ha concesso spazi commerciali di cui raramente avevamo goduto, mentre Spagna e Sud Italia erano ai minimi termini: ecco allora che abbiamo esportato per circa un mese e mezzo in Germania, Austria, Svizzera con poca concorrenza. E le quotazioni medie ne hanno beneficiato”. Una stagione all’insegna del rilancio, in un contesto non facile, che fa ben sperare e promette ulteriori sviluppi per la fragolicoltura veronese.

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