Pomodoro, intesa di filiera contro il caporalato

Promossa da Funky Tomato, coinvolge da quest'anno anche la distribuzione

Pomodoro, intesa di filiera contro il caporalato
Una prima risposta per contrastare il caporalato nella raccolta del pomodoro - prodotto per certi versi “emblema” del fenomeno - arriva dall’alleanza siglata tra una serie di realtà tra profit e non profit per rendere trasparente e liberare dallo sfruttamento dei lavoratori la filiera italiana dell’oro rosso. La formula è quella del contratto di rete, promosso da Funky Tomato e siglato insieme a Cooperativa (R)esi-stenza, La Fiammante, Oxfam Italia, Storytelling Meridiano, Dol (Di Origine Laziale), AgroBio Srl e Op Mediterraneo. Insieme in una “comunità economica solidale” che è stata presentata nei giorni scorsi in un incontro in cui è stata lanciata la campagna preacquisto 2019. Finanziando direttamente il lavoro di gestione della filiera, si punta a offrire la possibilità di acquistare il pomodoro a un prezzo ridotto rispetto a quello che sarà a fine stagione.

Funky Tomato è stato lanciato nel 2015, dopo la morte della bracciante Paola Clemente a Taranto, con 4 beneficiari e circa 90 quintali di prodotto trasformato. Da allora i volumi di produzione sono aumentati di 55 volte arrivando nel 2018 a 5.000 quintali di prodotto finito, con il coinvolgimento di una trentina di lavoratori presi in carico dagli agricoltori della filiera, nel foggiano in Puglia, nel Parco del Pollino in Calabria e a Scampia in Campania. 



Secondo le ultime stime, presentate nel corso della presentazione del contratto di rete, sono 400mila i lavoratori a rischio caporalato in Italia con migliaia di braccianti impiegati nella raccolta del pomodoro, dove metà dei rapporti di lavoro lungo la filiera sarebbe illecita. L'industria italiana del pomodoro stando ai dati forniti per l’occasione, rappresenta oltre il 12% della produzione mondiale e il 55% di quella europea, coinvolgendo quasi 10mila agricoltori e 120 aziende di trasformazione, per un giro di affari annuo tra 1,4 e 2 miliardi di euro. 

Funky Tomato, prima filiera di produzione di conserve di pomodoro vuole rispondere a queste distorsioni proponendo un modello basato su etica, equità e partecipazione. Valori che contraddistinguono tutti gli anelli della filiera e da quest'anno, si legge in una nota, anche la distribuzione che, attraverso il meccanismo del preacquisto, può contribuire a scardinare le dinamiche dello sfruttamento.



“In questi anni abbiamo indagato le criticità e i problemi del funzionamento della filiera di produzione del pomodoro, e l’abbiamo voluta riorganizzare per darle una struttura ispirata ai principi della dignità, della partecipazione e della multiculturalità, scritti in un disciplinare di produzione di garanzia”, si legge nel sito di Funky Tomato. “La partecipazione in effetti è continuata a crescere e oggi conta centinaia tra gruppi di acquisto solidale, pizzerie, ristoranti, singole persone, in Italia e in Europa, che vanno a costituire la comunità. Anche quest’anno, come nei precedenti, Funky Tomato lancia la campagna di pre-acquisto, attraverso cui si può finanziare direttamente la produzione e il lavoro di gestione della filiera, acquistando il pomodoro a un prezzo ridotto rispetto a quello che sarà alla fine della stagione di produzione”.

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