«Vi racconto il Dna dell'imprenditore ortofrutticolo»

Nell'ultimo libro di Roberto Faben dieci storie di successo: ecco i protagonisti

«Vi racconto il Dna dell'imprenditore ortofrutticolo»
C'è la forza del brand. C'è la spasmodica attenzione alla qualità. C'è il legame al territorio e un'innata voglia innovare. C'è lo spirito imprenditoriale, la voglia di investire e di fiondarsi in avventure quasi pazze. Insomma, ci sono un po' tutti i geni che caratterizzano il Dna dell'imprenditore ortofrutticolo nell'ultimo libro del giornalista Roberto Faben, “Protagonisti italiani dell’ortofrutta”, edito da Lumi di Ferrara e presentato venerdì scorso a Fico Eataly World.

Il volume racconta dieci imprese (Rosaria, Battaglio, Tata, Gli Orti di Venezia, Ortofrutticola Parma, Patrizio Fellini, Francescon, Ortocal, L’Orto di Eleonora e Apo Scaligera) e gli imprenditori intervistati da Faben (Aurelio Pannitteri, Luca Battaglio, Angelo Tata, Paolo Tamai e Marina Ceconi, Mauro Parma, Patrizio Fellini, Bruno Francescon, Giacomo Russo, Salvatore Lotta e Luigi Noro) delineano le strategie per il futuro. Alcuni di loro erano presenti venerdì alla presentazione a Bologna e hanno parlato delle loro strategie aziendali, di come affrontano il mercato nazionale e internazionale.



La prefazione del libro porta la firma di Paolo De Castro e l'europarlamentare è intervenuto ricordando l'importanza dell'Europa per l'ortofrutta e la necessità di difendere l'Ocm. "Il tema delle risorse non va sottovalutato, quel miliardo e mezzo spesso è visto come uno spreco. Dobbiamo stare attenti perché l'ortofrutta non è come la carne o il latte, in Europa interessa 4-5 Paesi. Dobbiamo combattere perché si mantengano queste risorse e questo sistema che, pur nei suoi difetti, ha funzionato e ha aiutato gli agricoltori a creare Op più strutturate, rendendo di fatto possibili Op commerciali".

"Non è facile aggregarsi, ma il sistema ha portato grandi risultati - puntualizza Vincenzo Falconi, direttore dell'Unione nazionale Italia Ortofrutta - Nel nostro Paese il livello di aggregazione è superiore al 50%, ci sono 6 miliardi di produzione gestiti dalle Op,  non è un livello banale. Le sfide per il futuro sono la competitività globale e la marginalità, perché se non abbiamo margini non possiamo attrarre il capitale umano che ci serve per innovare, non abbiamo risorse per fare ricerca e sviluppo".

Nelle esperienze raccontate nel libro c'è tanta innovazione e lungimiranza. A partire dall'Op Rosaria, nata nel 2004 per differenziare l'arancia rossa e oggi arrivata pure in Cina. Oppure capacità di investimento all'estero, ed è il caso di Battaglio con le produzioni in Sud America per banane e avocado.



Ma c'è anche chi ha costruito la sua fortuna specializzandosi su pochi prodotti, come il Gruppo Tata. Aglio, scalogno e zenzero per la Gdo, come racconta Letizia Trimboli Tata (moglie dell’imprenditore Angelo), all'insegna della qualità.

C'è chi produce e chi commercializza. E per farlo Gli Orti di Venezia ha pensato di legare la vendita delle sue 40 referenze tra IV Gamma e fiori eduli a un nobile intento: il recupero del patrimonio culturale. "Non siamo mecenati, ma abbiamo voluto coinvolgere i nostri clienti - ricorda Paolo Tamai - Un prodotto del territorio ha una maggiore riconosciblità se contestualizzato con la ricchezza del patrimonio artistico italiano".



E il legame con la storia di un territorio è alla base del brand L'Orto di Eleonora di Op Agricola Campidanese. Salvatore Lotta, direttore commerciale, ricorda l'idea di dedicare a Eleonora d'Arborea (la pria donna a guidare un giudicato in Sardegna) il marchio aziendale. Valori e storia che si identificano in un brand e oggi "siamo la prima Op in Sardegna, un volano importante per l'economia", sottolinea Lotta.
 
Specialisti di patate, carote e cipolle - le producono e le commercializzano - anche l'Ortofrutticola Parma di Castel San Pietro (Bologna) sintetizza una storia di imprenditori lungimiranti. Dalle patate al selenio al brand Selenella, dal Consorzio Patata di Bologna Dop alla ricerca per la sostenibilità. Una ricerca che non si ferma, come ribadisce Monia Parma, e che guarda al risparmio di risorse in campo fino a nuove soluzioni per il pack.

Diverse storie, progetti magari lontani uno dall'altro, ma un'unica grande mission: dare valore all'ortofrutta e costruire realtà capaci di affrontare le sfide del futuro.

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