Crisi agrumi, l'Ue «assolve» i Paesi terzi

Hogan risponde all'interrogazione di Pedicini: l'import non turba il mercato

Crisi agrumi, l'Ue «assolve» i Paesi terzi
La pesante crisi degli agrumi - e delle clementine in particolare - non dipende dalle consistenti e crescenti importazioni dei Paesi terzi, ma “dalle particolari condizioni di produzione verificatesi nella prima parte della stagione: ritardi nella raccolta precoce dei frutti, abbondanza di frutti di piccole dimensioni, scarsa domanda dovuta alle temperature elevate registrate all'inizio dell'autunno, forti precipitazioni e inondazioni, problemi fitosanitari in alcune regioni produttrici e perturbazioni del traffico in Francia”. E’ la risposta con cui il commissario all’agricoltura Phil Hogan (foto sotto), a nome della Commissione Ue, ha replicato all’interrogazione presentata dall’europarlamentare pentastellato Piernicola Pedicini, che aveva fatto presente come il mercato sia “inondato dall'offerta di altri Paesi – soprattutto Spagna e Marocco – che sfruttano il vantaggio di usare prodotti fitosanitari vietati in Italia”. 



Alla Commissione Pedicini chiedeva se “nella valutazione ex-post dell'impatto causato dall'eliminazione o riduzione dei dazi previsto negli accordi commerciali euro-mediterranei, prenderà in considerazione l'insostenibile compressione dei prezzi delle clementine; se valuterà di attivare misure di salvaguardia come previsto dagli accordi stipulati; e come, nell'ambito dei negoziati bilaterali, considerando le differenze nella regolamentazione dei prodotti fitosanitari che avvantaggiano i produttori di agrumi del nord-Africa, stia favorendo la progressiva convergenza del sistema fitosanitario nei paesi del nord-Africa".

Un tema portato alla ribalta di recente, in sede Ue anche dalla Spagna, con i massimi esponenti di Valencia Farmers Association (Ava-Asaja) che hanno denunciato a Bruxelles, in una riunione con la Direzione generale Agricoltura della Commissione europea che la firma di accordi commerciali tra Ue e Paesi terzi sta avendo un "impatto devastante" sul settore nel Vecchio Continente. I numeri evidenziano un aumento delle importazioni del 40% in sei anni. 



Nella risposta all’europarlamentare italiano, Hogan evidenzia che l’Ue “sta effettuando uno studio di valutazione ex post delle disposizioni commerciali di sei accordi di associazione conclusi con i partner euromediterranei che si concentrerà sull'impatto complessivo degli accordi e ne valuterà il contributo al conseguimento degli obiettivi stabiliti nella dichiarazione di Barcellona del 1995; la relazione dovrebbe essere disponibile nel 2020”.

I servizi della Commissione, aggiunge il politico irlandese, monitorano e continueranno a monitorare la situazione del mercato ma “in questa fase la Commissione non dispone di elementi che indichino che le importazioni da Paesi terzi abbiano perturbato il mercato degli agrumi dell'Ue, giustificando l'applicazione delle misure di salvaguardia previste negli accordi bilaterali tra l'Unione e i paesi della sponda meridionale del Mediterraneo”. I prodotti importati da paesi terzi e la frutta prodotta nell'Ue, conclude Hogan, devono rispettare la stessa normativa Ue applicabile in materia di livelli massimi di residui di antiparassitari. 

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