Blokchain per l'ortofrutta: dai mercati rionali alla Gdo

Progetto per i banchi di Roma, Carrefour vuole tracciare il 20% dei prodotti nel 2019

Blokchain per l'ortofrutta: dai mercati rionali alla Gdo
Posti ci ha preso gusto. La start up romana che la scorsa estate aveva certificato con tecnologia blockchain la panzanella con pomodoro Torpedino dello chef Antonello Colonna - prima ricetta al mondo a ricevere l’ideale “attestato”- lancia un progetto di tracciabilità finalizzato a valorizzare i 144 mercati rionali romani e le potenzialità dei suoi operatori, oltre cinquemila. Il progetto promosso in collaborazione con l'azienda speciale della Camera di Commercio Agro Camera e dalla Rete Produttori Agricoli di Frutta, è dedicato alla filiera ortofrutticola per la qualificazione della vendita diretta dei prodotti freschi e alla valorizzazione di quattro informazioni distintive: varietà, provenienza, data di raccolta, grado di maturazione. 



Le informazioni tracciate in blockchain e, quindi, certe, trasparenti e immodificabili, saranno riportate - spiega una nota - nel cosiddetto scontrino parlante, emesso in fase di acquisto del prodotto tracciato e di immediata percezione per il consumatore. "Il progetto - commenta il direttore generale di Agro Camera Carlo Hausmann - rappresenta un'opportunità concreta di rilancio dei mercati rionali, oltre che di valorizzazione dell'agricoltura locale. Tutti sapranno che l'ortofrutta del territorio romano e laziale impiega poche ore per raggiungere i banchi del mercato". 



Dai mercatini alla Gdo: Carrefour ha dichiarato di voler tracciare il 20% degli articoli proposti ai clienti sugli scaffali dei suoi punti vendita già entro la fine del 2019. A renderlo noto Emmanuel Delerm, numero uno del team al lavoro sull’iniziativa. Già avviato un progetto pilota che coinvolge sei Paesi in tutto il mondo, Italia compresa (tra gli altri anche Francia, Spagna e Cina), partendo da alcuni prodotti a marchio Carrefour come frutta, verdura, uova e carne bianca.

La blockchain impiegata è al momento quella proposta da Ibm attraverso il suo programma Food Trust initiative, ma il gruppo ha affermato di essere al lavoro per renderne operativa una propria,  privata, dove a differenza di quanto avviene ad esempio con le criptovalute ogni nodo che partecipa alla condivisione deve essere preventivamente autorizzato.

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