Caporalato in salsa spagnola

Sfruttamento e violenze dietro la raccolta delle fragole: l'inchiesta

Caporalato in salsa spagnola
Dietro l'oro rosso della Spagna, le fragole, c'è un filo nero fatto di violenze e sfruttamento. Anche in Andalucia c'è il caporalato, un fenomeno finito al centro di un reportage del quotidiano inglese The Guardian (clicca qui per leggere l'articolo). Rispetto al caporalato italiano ci sono molte differenze nel metodo in cui i lavoratori vengono reclutati - qui si parla di flussi regolari dal Marocco - ma non nel modo in cui i braccianti vengono poi trattati: paga più bassa del pattuito, più ore da passare nelle serre e violenze.

A farne le spese sono soprattutto le donne. In questa campagna fragolicola saranno circa 20mila le marocchine che attraverseranno lo stretto di Gibilterra per lavorare nella penisola iberica con un contratto di lavoro stagionale. I flussi - ricorda The Guardian - sono gestiti dai governi di Spagna e Marocco sin dal 2001 e questa forza lavoro sarà impiegata per la raccolta di 400mila tonnellate di fragole, che poi finiranno sugli scaffali dei supermercati di Regno Unito, Francia e Germania. Quelle stesse fragole che fanno concorrenza al prodotto italiano e che arrivano anche nel Bel Paese a prezzi decisamente più bassi del prodotto Made in Italy.

La Spagna è il maggior esportatore di fragole in Europa per un giro d'affari di 580 milioni di euro. Ecco perché i frutti sono stati ribattezzati "l'oro rosso" del Paese. Ma dietro questo business - riporta il quotidiano inglese - si celano anche episodi di violenza e abusi nei confronti delle donne marocchine.



"Le donne del Marocco che lavorano come precarie nel settore ci hanno descritto condizioni di lavoro disumane e difficili - la testimonianza di Alicia Navascues, membro del gruppo per i diritti delle donne Mujeres 24 - Lavorano in posizioni permanentemente accovacciate con una singola pausa di 30 minuti al giorno e in serre dove le temperature arrivano a 40 gradi. In Marocco cercano deliberatamente i soggetti più vulnerabili per fare questo lavoro, cioè donne rurali, con bambini piccoli, che capiscono solo l'arabo e non possono quindi comprendere i loro contratti scritti in spagnolo e rivendicare i loro diritti. E' un sistema truccato".

Le testimonianze raccolte dal Guardian parlano di braccianti costrette a vivere in angusti container, con centinaia di lavoratrici obbligate a condividere piccoli spazio con pochissimi servizi igienici. Durante la giornata turni di 12 ore, anche senza retribuzione, e per chi faceva pause non concesse via il cibo o l'acqua. Le braccianti solitamente vivono in fattorie lontano dai centri abitati, e alcune di loro hanno raccontato di violenze sessuali.

Il governo spagnolo ha annunciato interventi per migliorare le condizioni dei lavoratori stagionali e che farà più controlli e ispezioni nelle aziende agricole, anche attraverso l'impiego di mediatori culturali.

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