«Nocciole, prezzi in aumento ma ancora troppo bassi»

L'analisi degli agronomi irpini tra segnali positivi e nuove minacce internazionali

«Nocciole, prezzi in aumento ma ancora troppo bassi»
Da una parte un po' di ottimismo per la ripresa dei prezzi, dall'altra il timore per la concorrenza del prodotto estero. Sono queste le due facce della medaglia per la corilicoltura campana. Il settore è stato al centro di un intervento del Consiglio dell'Ordine degli agronomi della provincia di Avellino, che ha tracciato un quadro per la coltivazione del nocciolo in Irpinia.

"Le cultivar principali - spiega il presidente Ciro Picariello - sono Mortarella, Tonda Bianca di Avellino, Camponica e San Giovanni, riconosciute dal Ministero delle Politiche agricole prodotto agroalimentare tradizionale italiano".



Analizzando i dati sulla produzione, Picariello ravvisa una tendenza positiva, con un avvicinamento alla corretta remunerazione per i produttori. "Per la cultivar Mortarella i prezzi sono passati da 190-200 euro il quintale, circa 4.9 euro punto resa, agli attuali 230-240 euro il quintale, circa 5.5 euro punto resa. I prezzi attuali iniziano a portare dignità al lavoro faticoso dei noccioleti, che sono sempre stati altalenanti e non hanno mai registrato un prezzo stabile disorientando gli agricoltori - osserva il presidente degli agronomi - Si consideri che l’attuale prezzo di mercato non è ancora il prezzo che remunera correttamente il lavoro degli agricoltori, che non dovrebbe scendere sotto i 250 euro il quintale per coprire il costo di produzione".

"I prezzi bassi degli ultimi anni hanno portato a gestioni non ottimali dei noccioleti ed in molti casi addirittura l’abbandono, depauperando il territorio dal punto di vista economico, ambientale, di sostenibilità e di giovani", sottolinea Picariello.

Nel rapporto diffuso dagli agronomi irpini si evidenzia "un notevole incremento delle superfici a livello mondiale negli ultimi 20 anni passando da 300mila a 700mila ettari, mentre le produzioni da 200mila tonnellate ad oltre 1 milione di tonnellate. La Turchia produce il 65-70%, mentre l’Italia si attesta intorno al 20-25%, con una produzione di 120mila tonnellate annue".

nocciole turchia

Negli scenari futuri, però, non mancano le incertezze. "Si prospettano dei cambiamenti nei mercati internazionali che non rassicurano affatto: entro tre anni almeno 30 nuovi Paesi del mondo si affacceranno sul mercato internazionale della nocciola, con impianti nuovi, geneticamente e produttivamente all’avanguardia e paesi emergenti come la Georgia, Azerbijan. Per difendere il Made in Italy sarà necessario introdurre nuove regole sulla tracciabilità ed etichettature dei prodotti, garantendo in modo chiaro che nella composizione dei prodotti italiani entrino le nocciole italiane - rimarca Picariello - In Campania la corilicoltura per sopravvivere ha bisogno di produrre nocciole di qualità e ottimizzare il processo produttivo, per questo necessita di aggregazione per garantire lotti minimi di lavorazione e fronteggiare una concorrenza internazionale che sarà sempre più aggressiva".

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