Melinda, ecco come si disinnesca una fake news

Fedrizzi: «La bufala si è autodistrutta grazie ai consumatori e alla nostra credibilità»

Melinda, ecco come si disinnesca una fake news
Sui social, ormai, più le spari grosse e più seguito ottieni. E così le fake news si diffondono a macchia d'olio. Recentemente su Facebook è pubblicato e condiviso un post che tirava in ballo Melinda, ma il Consorzio è uscito vincitore da una campagna denigratoria che, potenzialmente, poteva causare anche danni commerciali. Con un'operazione da manuale ha disinnescato la bufala e ha potuto toccare con mano la fiducia che i consumatori nutrono verso le mele della Val di Non.

La fake news in questione era quella che potete leggere nel "post incriminato" qui sotto. Una teoria da complottisti, ma che nei meandri del social network andava via via prendendo piede: le mele con il codice F sul bollino sarebbero trattate con solventi e idrocarburi.



Una balla colossale, ovviamente. Il caso è stato smascherato dal famoso sito di "fact checking" Butac (Bufale un tanto al chilo). Un portale che, attraverso l'aiuto di esperti, smonta le bufale che circolano sul web e che, anche nel caso di Melinda, ha spiegato come stanno in realtà le cose: la lettera che si trova sul bollino indica la cooperativa di origine della mela, quindi nessun trattamento particolare.




Un'informazione che si trova anche sul sito internet di Melinda. Il Consorzio della Val di Non ha risposto indirettamente "all'accusa" pubblicando questo post sulla sua pagina Facebook, che conta oltre centomila follower.



"Un bufala, per quanto poco credibile, può fare male e l'unico modo per difendersi è la credibilità dell'azienda e la capacità di anticipare queste piccole problematiche dando informazioni vere, tempestive e credibili in anticipo - spiega a Italiafruit News Andrea Fedrizzi, responsabile marketing di Melinda - Nel nostro caso la bufala si è autodistrutta grazie a una serie di persone che, letta questa baggianata, si sono attivate per difendere il nostro prodotto. E questo ci ha stupito positivamente, ma è anche il segno tangibile del livello di credibilità raggiunto dal Consorzio: non solo i trentini si sono schierati a nostro favore, ma anche tantissimi italiani hanno difeso quello che considerano un prodotto simbolo dell'Italia".



Il caso ha avuto anche un risvolto istituzionale. Dopo la fake news sul bollino Melinda, l'assessore all'agricoltura della Provincia autonoma di Trento Giulia Zanotelli interviene su questa fake news. "La falsa notizia - afferma l'assessore - si colloca probabilmente nell’ambito di una campagna complessiva di denigrazione nei confronti della Cooperativa, ma con ricadute negative per tutti i prodotti agricoli trentini e, di conseguenza, per la stessa immagine del Trentino. L'episodio - continua Zanotelli - impone una forte presa di posizione anche da parte dell’Amministrazione provinciale. In primo luogo a tutela dei cittadini, richiamando l’attenzione rispetto alla necessità che le notizie che circolano attraverso i social e la rete, vengano vagliate in modo critico, a partire da un’attenta valutazione dell’attendibilità delle fonti. In secondo luogo, a tutela dell’agricoltura trentina e dei prodotti agricoli trentini che, sulla base di tutti i sistemi di certificazione e di controllo adottati, assicurano standard qualitativi di assoluta garanzia per i consumatori".

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