L'Europa si inchina all'ortofrutta del Sahara occidentale

Via libera Ue, potenziale di 500mila tonnellate. «Sacrificati sull'altare della realpolitik»

L'Europa si inchina all'ortofrutta del Sahara occidentale
Semaforo verde per l’ortofrutta del Sahara Occidentale. Novecento ettari destinati in pochi anni a diventare cinquemila, con una produzione in crescita da 64mila a 500mila tonnellate, che godranno di una corsia preferenziale per raggiungere i mercati del Vecchio Continente. Rimosso l’ultimo ostacolo: la sessione plenaria del Parlamento europeo di martedì e mercoledì a Strasburgo, ha infatti respinto una proposta di risoluzione di un ampio gruppo di deputati al Parlamento europeo che chiedeva di consultare la Corte di giustizia dell'Ue prima di applicare le tariffe “privilegiate”. Corte di giustizia che, a dicembre 2016, aveva stabilito come l'accordo di associazione tra l'Ue e il Marocco non si applicasse al Sahara occidentale perché questo territorio doveva essere considerato Paese terzo. Da allora Bruxelles e Rabat hanno negoziato per modificare la situazione fino ad arrivare alla conclusione opposta. 

Due le votazioni parlamentari dei giorni scorsi per la modifica dei protocolli 1 e 4 dell'accordo euromediterraneo con il Marocco: la prima ha detto no alla consultazione della Corte di giustizia, la seconda ha approvato una risoluzione non legislativa che concede l'approvazione all'accordo che la Commissione aveva già negoziato. Ribadito così il via libera già concesso a metà dello scorso anno dal Consiglio degli affari esteri dell’Ue. 



L'area produttive del Sahara occidentale, dedicata principalmente a meloni e pomodori, crescerà considerevolmente con un balzo dei volumi che, stando al Piano agricolo incluso nel Piano Verde del Marocco, porterà la capacità a circa mezzo milione di tonnellate.

Preoccupati i produttori italiani: “Ancora una volta - commenta amareggiato Antonio Schiavelli, presidente di Unaproa - il settore agricolo viene immolato sull’altare della realpolitik, a conferma del fatto che è considerato meno strategico rispetto ad altri settori. Ma non è affatto così, il suo ruolo economico e la sua valenza, anche con riferimento alla sostenibilità, sono fondamentali”.



E in Spagna, l'associazione Fepex sottolinea come la stagionalità coincida perfettamente con calendari e mercati delle produzioni iberiche. Una concorrenza piena, insomma. L’ultimo passo legislativo, sarà quello dell’approvazione da parte del Consiglio dell'Ue, dopo di che l’accordo entrerà in vigore.  

Nel 2017, l'Ue aveva acquistato 1,2 milioni di tonnellate di frutta e verdura dal Marocco, il 12% in più rispetto al 2016; il valore era lievitato del 18%, arrivando a 1,6 miliardi di euro, stando ai dati Eurostat. Numeri destinati a crescere sensibilmente nei prossimi anni.

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