Alce Nero, la solidarietà e l’orto di Antoniano

Alce Nero, la solidarietà e l’orto di Antoniano
Una scuola di solidarietà, che parte dal cibo per eccellenza ma si trasforma in sostegno per le persone povere ed emarginate. “La Scuola del pane”, il progetto di Antoniano onlus e Alce Nero, ha chiuso la sua ultima edizione consentendo di raccogliere i fondi necessari a garantire 900 pasti agli ospiti della mensa “Padre Ernesto”, grazie alle donazioni degli allievi che sono intervenuti per partecipare alle lezioni di grandi maestri come Matteo Calzolari, Antonio Di Benedetto, Matteo Aloe e Gino Fabbri.
 
Sono state infatti quattro le lezioni che si sono svolte nel mese di ottobre, quattro corsi di panificazione che hanno visto la partecipazione di 40 partecipanti e hanno consentito di raccogliere con le donazioni 2.660 euro e garantire così 900 pasti. Dallo studio dei grani alti e del pane affrontato da Calzolari ai segreti della panificazione, esplorati da Di Benedetto, fino alla lezione sulla pizza di Aloe e ai dolci di Fabbri. Tutti gli chef hanno prestato servizio in maniera totalmente gratuita, Alce Nero ha donato gli alimenti e gli accessori necessari per le lezioni mentre Antoniano si è occupato della promozione dei corsi, della logistica, delle iscrizioni e della segreteria.
 
Una squadra affiatata, perché “La Scuola del Pane” è solo uno dei tanti progetti realizzati con Alce Nero, per una collaborazione consolidata che pone al centro il cibo e in particolare il pane, elemento semplice ed essenziale che rappresenta al meglio i valori di dignità umana, inclusione e rispetto che Alce Nero e Antoniano promuovono. Già dal 2015 viene infatti avviato, all’interno della struttura di Antoniano e in collaborazione con Alce Nero, un orto sinergico, un progetto corposo nato con un duplice obiettivo: offrire un’attività che potesse servire a produrre prodotti utili per la cucina della mensa “Padre Ernesto” e creare uno spazio in cui coinvolgere gli ospiti che la frequentano. Una vera a propria mensa a chilometro zero, dunque, in cui i prodotti vengono coltivati a pochissimi metri dalle cucine e in cui l’orto stesso diventa occasione per mettere in pratica il reinserimento attraverso acquisizione di strumenti spendibili nel mondo del lavoro.

ALCE NERO
 
Oggi l’orto di Antoniano è ancora uno spazio in funzione, oltre a rappresentare terreno fertile di integrazione e socializzazione: ne è un esempio la storia di Ansumana, ragazzo del Gambia coinvolto fin da subito nel progetto insieme a un gruppo di volontari e alcuni tra ospiti della mensa e ragazzi richiedenti asilo inviati da altre strutture di accoglienza. Ansumana oggi è un vero e proprio referente dell’orto e grazie a questa attività Antoniano onlus è riuscito ad attivare un tirocinio formativo che ha dato la possibilità ad Ansumana di riuscire a versare un contributo per il servizio di accoglienza abitativa. Ma c’è anche la storia di Jhonny, peruviano di 47 anni, che ha riconquistato tranquillità preparando il pane e lavorando in cucina con un contratto part-time. Arrivato in Italia per trovare lavoro e un futuro migliore nel febbraio 2016 con la moglie, che ha la cittadinanza italiana, Jhonny ha seguito nel 2016 un corso di panificazione con Simone Salvini e Alce Nero, poi a giugno 2017 un corso di due settimane con Matteo Calzolari del Forno Calzolari di Monghidoro e, sempre nel 2017, ha effettuato uno stage in cucina nel Ristorante Armani Bologna, prima di affiancare Calzolari nel negozio di Fico. A gennaio 2018 così Antoniano ha deciso di inserirlo stabilmente all’interno dello staff di cucina. Oggi Jhonny lavora all’Antoniano come aiuto cuoco della mensa diurna e referente della mensa del lunedì sera delle famiglie, progetto realizzato grazie a Food for Soul.

Dalla buona esperienza dell’orto sinergico - che lo scorso anno ha prodotto oltre 80 kg tra zucchine, pomodori, fave, patate, fagioli, fagiolini, arachidi, bieta, peperoncini, cipolle, aglio, rucola - Antoniano onlus sta avviando la sperimentazione degli orti anche in altre strutture di accoglienza gestite a Bologna, come il Centro d’Accoglienza San Ruffillo e Casa Makeba, due centri di accoglienza per richiedenti asilo che ospitano 48 adulti e 1 famiglia.

Fonte: ufficio stampa Alce Nero