Vendita diretta più estesa, monta la protesta

Commercianti sul piede di guerra in Veneto, ma Lega e Coldiretti gettano acqua sul fuoco

Vendita diretta più estesa, monta la protesta
Monta la protesta contro l’estensione della vendita diretta. Soprattutto in Veneto, “patria” del sottosegretario all'Agricoltura Franco Manzato, firmatario dell’emendamento in Manovra che permetterà ai produttori di commercializzare materia prima di altre aziende agricole con la fiscalità agevolata prevista per il settore primario. “Non si capisce in cosa la vendita di altri prodotti agroalimentari, oltre ai propri, differisca dal normale trade”, il commento del presidente della Confcommercio regionale Massimo Zanon. “Non c’è altra espressione da usare se non concorrenza sleale”. Andrea Dal Pont, fruttivendolo che opera da decenni nel centro storico di Belluno, va giù duro: “La versione originaria della vendita diretta era un’idea intelligente, dava ossigeno alla categoria, ma non trovo giusto che il contadino possa vendere anche prodotti di colleghi, per di più con un trattamento fiscale agevolato. E poi, chi controllerà che non si rifornisca al più vicino mercato all’ingrosso, invece che da un altro produttore?”.



Ma il trevigiano Manzato, in quota alla Lega, risponde alle critiche: “E’ una possibilità in più per le aziende agricole che ora, fermo restando il vincolo di vendere in quota prevalente i propri prodotti, possono abbinare anche referenze agricole altrui. Uno sbocco distributivo che in molti casi era difficile e una buona occasione anche per i consumatori. L’export dell’agroalimentare italiano viaggia a un più 6% all’anno ma i consumi interni crescono al massimo dello 0,2%. Quindi una rete interna forte di prodotti di altre aziende agricole non può che essere un bene. E poi, al di là della nicchia che frequenta i mercati ortofrutticoli, la maggior parte dei consumatori va al centro commerciale: se i negozi dei centri storici continuano a chiudere, è a causa della grande distribuzione”.



Per Coldiretti Venezia, in ogni caso, non cambierà molto: “Già ora, nei mercato del contadino - dice il coordinatore Stefano Ervas - i Comuni stabiliscono quote di prodotto proprio dal 70 fino al 100%: al massimo potrà ampliarsi l’attività di chi vende direttamente in azienda, a casa propria. Più che altro si tratta di una sburocratizzazione”.

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