Brexit, pericolo scorte: la Gdo britannica «fa cassetta»

E dalla Spagna Fepex avverte gli esportatori: affronteremo cambiamenti epocali

Brexit, pericolo scorte: la Gdo britannica «fa cassetta»
Soft Brexit o hard Brexit? Il futuro dello scacchiere economico e politico globale è nelle mani del Parlamento britannico che, martedì 15 gennaio, voterà la proposta di accordo di accordo "non negoziabile" dell'Unione europea. Il 29 marzo, indipendentemente da ogni decisione, il Regno Unito uscirà dall'Ue. Ma se i parlamentari d'oltremanica approveranno l'accordo avremo una uscita "leggera": la Gran Bretagna resterà nell'unione doganale finché non troverà una intesa bilaterale commerciale con Bruxelles. La conclusione del periodo di transizione è fissata, in base al compromesso, al 30 dicembre 2020, ma potrebbe essere estesa fino a un periodo indefinito. 

Nel caso invece il Regno Unito scelga di rifiutare la proposta, l'uscita dal blocco europeo sarà brusca e porterà con sé effetti devastanti sull'economia inglese. Il primo ministro britannico Theresa May avrà solo tre giorni per presentare un "piano B". Ma che impatto potrà avere quest'ultima possibilità, che ormai solo i bookmaker ritengono meno probabile, sui distributori britannici

Tesco ha parlato ieri per la prima volta di Brexit, comunicando che prevede di accumulare le scorte di beni di largo consumo in vista della scadenza di marzo. Come riporta Bloomberg, il retailer si è offerto di mettere a disposizione i propri magazzini per i fornitori, ma ha anche sottolineato che le difficoltà maggiori si potrebbero avere nella gestione degli alimenti freschi come l'ortofrutta



"Ora che il Natale è passato - ha dichiarato l'amministratore delegato di Tesco, Dave Lewis -stiamo elaborando i piani di emergenza. Abbiamo valutato la produzione e il ciclo di vita (Lca) delle categorie di prodotti più importanti. Ci siamo inoltre incontrati con tutti i nostri fornitori per discutere sulle loro capacità produttive, capire dove tengono gli stock e se possiamo riuscire ad aiutarli". 

Anche il gruppo Marks & Spencer ha spiegato che il "no-deal" avrebbe un "impatto significativo sul mercato alimentare”. La catena sta rivedendo il numero dei prodotti a lunga scadenza ma non ha ancora incrementato gli spazi nei suoi magazzini, come spiega il Ceo Steve Rowe.  

Il settore ortofrutticolo spagnolo, intanto, si prepara all'ipotesi di uscita senza accordo. L'Agenzia delle imposte iberica e il Dipartimento delle dogane e delle accise hanno infatti inviato una notifica alle società esportatrici di prodotti ortofrutticoli, per ricordare che il mancato accordo potrebbe provocare "cambiamenti epocali" negli scambi con il Regno Unito.

 

"La spedizione di merci nel territorio britannico - si legge nel documento - richiederà la presentazione di una normale dichiarazione doganale. A seconda del tipo e del volume del traffico, può essere consigliabile optare per una delle procedure di dichiarazione semplificate previste dai regolamenti doganali. Tutti gli operatori economici dovranno identificarsi con il codice di registrazione Eori, valido in tutta l'Ue. Le società che non hanno questo numero devono quindi richiederlo all'Agenzia delle imposte".

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