Retailer: discount al top, margini giù, rischio saturazione

Dati e graduatorie del Report Mediobanca. Impietoso il confronto con le catene estere. I commenti

Retailer: discount al top, margini giù, rischio saturazione
La grande distribuzione organizzata italiana nel 2017 ha fatturato 83 miliardi di euro (+4,4% sul 2016) trainata dai discount (+9,6% la variazione media annua di vendite tra 2013 e 2017, +9,7% solo lo scorso anno); a crescere di più, nei dodici mesi scorsi, è stato il gruppo Crai (+14,2%), seguito da Eurospin (+11,1%), Vègè (+9,8%), Md (+8,8%) e Lidl (+8,5%). Bene anche Agorà (+7,5%), Despar (+6,9%) e Conad (+5,3%). Negli ultimi cinque anni, invece, il maggiore tasso di crescita medio annuo è quello di Md (+15,6%) che precede Crai (+9,8%) e Lidl (+9,2%). Con 1,245 miliardi di utili netti Esselunga detiene il primato nel quinquennio, davanti a Conad (872 milioni) ed Eurospin (817 milioni).

Questi alcuni degli elementi contenuti nell'edizione 2018 dell'indagine pubblicata da R&S Mediobanca e presentata ieri a Milano in occasione del primo “Gdo Annual Talk”. Il report contiene un'analisi approfondita di tutti i main player della Gdo alimentare italiana e dei maggiori operatori di quella internazionale. 



La distribuzione organizzata che comprende forme consortili e di unione volontaria, si legge nell'indagine, è stata molto dinamica (+5,6% medio annuo dal 2013 e +6,1% nel 2017). Bene anche la Lega delle Cooperative (Legacoop), che annovera i due maggiori operatori del settore: Conad, che ha realizzato dal 2013 una crescita media annua del 3,1% e del 5,3% nel 2017 e le Coop, capaci di mettere a segno un progresso medio del giro d’affari dello 0,7% nel periodo e del +3,4% lo scorso anno. In calo, invece, la grande distribuzione, il cui fatturato è in ripiegamento in media dello 0,2% rispetto al 2013, ma che ha comunque chiuso il 2017 col segno “più” (+0,2%).

Lo scorso anno i discount hanno realizzato vendite pari al 15,6% del totale, ma utili pari al 34,2%; la Do rappresenta il 33% del giro d’affari, ma esprime utili per il 44,3%; la Gd muove un fatturato pari al 27,2% ma raccoglie solo il 2,5% degli utili. Per il mondo cooperativo, infine, vendite pari al 24,2% del totale e utili del 18,9%Significativo come il gruppo Md abbia accumulato nel quinquennio utili pari a 2,6 volte il patrimonio netto iniziale, Eurospin e Lidl 1,6 volte. Tutti gli altri operatori hanno multipli inferiori all’unità.



Nel 2017 il fatturato aggregato dei maggiori operatori italiani ha fatto segnare la crescita più consistente dal 2014, ma il margine operativo netto risulta in calo del 5,5%, il risultato corrente del 5,9%. I numeri del 2017 restituiscono, dunque, uno scenario in cui alla costante crescita delle vendite non corrisponde quella dei margini industriali; segno di un mercato sempre più consolidato, che mostra le prime avvisaglie di saturazione.

La redditività del capitale (Roi) dell'industria della Gdo, ancora, ha chiuso il 2017 al 4,8%, in calo dal 5,2% del 2016, mentre la redditività netta (Roe) si attesta al 5,3%, in crescita dal 4,9% del 2016. I maggiori operatori della Gdo hanno così ottenuto il record di utili dal 2013, oltre un miliardo di euro.



A livello planetario, i big mondiali hanno fatturato, nel 2017, 1.258 miliardi, il 3,3% più dell’anno prima; comanda WalMart con 413 miliardi di euro, largamente distanziate Kroger (102 miliardi) e, sotto quota 100, Carrefour, Tesco e Ahold Delhaize. Il primo operatore italiano è Coop con 14,8 miliardi di euro di vendite.

I grandi gruppi hanno una forte proiezione internazionale che, sottolinea il report Mediobanca, permette loro di realizzare all’estero una parte consistente del proprio giro d’affari. L’olandese Ahold Delhaize, in particolare, fattura all’estero il 78,2% delle vendite, prima assoluta in questa speciale  classifica. Subito dopo i gruppi francesi Auchan (64,3%), Carrefour (54,6%) e Casino (44,7%). I leader della Gdo italiana hanno una dimensione esclusivamente nazionale, così come anche la britannica J Sainsbury, la canadese Loblaw e la spagnola Mercadona. 



Per quanto riguarda l’ecommerce alimentare, in Italia nel 2018 è cresciuto del 34% rispetto al 2017 raggiungendo un valore di 1,1 miliardi di euro, ma ha un’incidenza limitata al 4% dell’ecommerce totale. Gli acquisti online di prodotti alimentari da supermercato hanno raggiunto lo scorso anno un valore superiore ai 200 milioni di euro con un incremento di oltre il 50% rispetto al 2016. Gli italiani spendono in media 500 euro annui per i nostri web shopper contro i 1.850 euro registrati in Francia. Esselunga, peraltro, ha dichiarato per il 2017 vendite online pari a 180 milioni (2,4% del fatturato).

“La distribuzione organizzata - ha detto nell'incontro di Milano il presidente dell’Associazione Distribuzione moderna Giorgio Santambrogio - è un modello vincente. Conosce il territorio, c'è armonizzazione tra la centrale e le imprese, ogni azienda ha proprie specificità. Come Gdo dobbiamo competere con la responsabilità di dare al cliente ciò di cui ha bisogno, ma sempre salvaguardando la filiera”.

“I dati Mediobanca evidenziano che oggi vince chi è capace di distinguersi nell’offerta - l’opinione di Francesco Pugliese di Conad - Vendere buoni prodotti a un buon prezzo non basta più. Per un distributore è fondamentale avere un brand distintivo e fare marca, essere presenti sui territori, mettere in connessione flussi, dai fornitori ai clienti”.



Massimo Bongiovanni di Ancc-Coop ha messo l’accento sull’importanza di “dare risposte  etiche  ai grandi temi che toccano la società: i clienti lo chiedono e nel medio-lungo periodo saranno importanti”.

Mario Gasbarrino di Unes non ha dubbi: “Meglio stare nel futuro che restarne fuori. Abbiamo risultati eccezionali dalla collaborazione con Amazon. I negozi fisici non spariranno ma dovranno cambiare: con touch point, monomarca, diventando esperienziali, specializzati. Perché vincono solo le aziende che ascoltano il cliente”. 

Secondo Maniele Tasca di Selex “stiamo vivendo in una fase di consumi stabili e tuttavia si continua a investire, aggiornando i negozi. Per il successo, del resto, sono fondamentali due fattori: attrattività dei punti vendita e conto economico equilibrato”.

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