Centri agroalimentari tra crisi e nuovi progetti

Si torna a investire sulle piattaforme dell'ortofrutta. Situazione e criticità da Nord a Sud

Centri agroalimentari tra crisi e nuovi progetti
Mercati all’ingrosso e Centri agroalimentari, è un’Italia a due velocità. Nell’esistente e nella progettualità. Un nuovo fermento caratterizza alcune importanti città: Milano, che oggi deve fare i conti con un Ortomercato obsoleto, punta a diventare hub dell’agroalimentare nel 2021, Firenze pianifica la cittadella dell’ortofrutta per lo stesso anno, Cagliari sta progettando un’importante espansione con l’acquisizione di nuove aree. Tra le realtà già consolidate e proiettate verso il futuro spiccano il Car di Roma in controtendenza - rispetto al trend generale caratterizzato da un calo dei volumi di ortofrutta commercializzata - al pari di Bergamo e Cesena,  i Centri agroalimentari di Bologna, legato a doppio filo con Fico e quello di Padova, che nei giorni scorsi ha inaugurato un parcheggio green, all’insegna della sostenibilità ambientale. 

Anche Verona e Udine sono tra i principali riferimenti per l’ingrosso, potendo contare su strutture all’avanguardia, così come Genova, che ha inaugurato l’attuale sede di Bolzaneto nel 2009. A Trieste e Livorno, invece, sono in cantiere nuovi e più efficienti Mercati, mentre a Brescia sono in programma alcuni investimenti nell'attuale struttura ma i grossisti, che in questi anni sono drasticamente calati, sognano un "modello Lione".


Il progetto del nuovo Centro agroalimentare di Milano. Sopra, il rendering di Firenze

All’impegno di molte realtà per perseguire lo sviluppo (tra queste Torino che per il futuro punta all’espansione degli ambiti merceologici andando oltre l’ortofrutta) si contrappone la difficoltà, a volte la crisi, percepibile soprattutto (ma non solo) a Sud. Tra i “big” spicca la situazione del Caan di Napoli: si attendono notizie relative al piano concordatario presentato lo scorso luglio al Tribunale di Nola, l’incertezza e la preoccupazione regnano sovrane. 

Tema cruciale per il salto di qualità è l’aspetto gestionale. Molti addetti ai lavori mettono nel mirino la conduzione pubblica o prevalentemente pubblica: per il presidente di Andmi Pietro Cernigliaro, è responsabile di aver ingabbiato in un ginepraio di normative, spesso superate, qualsiasi anelito di innovazione. E tra i Mercati a gestione privata presi a modello, ci sono Cagliari e Fasano.

Quello che balza all’occhio del presidente di Italmercati Fabio Massimo Pallottini è, in ogni caso, la ripresa di progettualità sui mercati sia pure con tempi e velocità diverse, legate anche alla disponibilità finanziarie: il manager nota una riconsiderazione proprio da parte del Pubblico e un approccio più rigoroso per pensare e realizzare strutture di ultima generazione portatrici di esperienze innovative. Un rilancio che è anche il frutto, rivendica, dell’azione di Italmercati per mettere in rete i Centri agroalimentari italiani.



Di settore "vivo e in fermento, capace di creare innovazione" parla il presidente dei grossisti Fedagro-Confcommercio Valentino Di Pisa, secondo cui il problema numero uno è la frammentazione: "Stiamo lavorando per creare un sistema il più omogeneo e coeso possibile, anche se poi dipende pure da fattori esterni come la sensibilità politica e la disponibilità di risorse".

Il futuro, in ogni caso, passa dalla capacità di abbinare commercializzazione, logistica, confezionamento e trasformazione, garantire nuovi servizi ed esperienze, dar vita a piattaforme di collegamento con la distribuzione e il mondo dell’enogastronomia. Ma, anche, da un cambio di mentalità di chi in queste strutture opera. E qui si aprono altri fronti, dal ricambio generazionale agli orari. Per un domani tutto da scrivere.

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