Dico e Superdì, il valzer delle insegne

Aste e cessioni per decine di Pdv. Italmark e Famila fanno shopping

Dico e Superdì, il valzer delle insegne
Effetto crisi: decine di negozi cambiano insegna. Gli ultimi giorni hanno portato novità per le due catene distributive costrette a cedere a spezzoni propri punti vendita per fronteggiare i bilanci in rosso. La prima è Dico-Tuodì: è stata rinviata al 23 gennaio l’assemblea dei creditori che avrebbe dovuto svolgersi venerdì scorso, 7 dicembre. Si prolungano dunque i tempi per conoscere il futuro della società nel cui perimetro aziendale - come era emerso in occasione dell’ultima riunione al ministero dello Sviluppo Economico - rimangono, dopo le diverse cessioni, circa 150 punti vendita con poco meno di un migliaio di addetti. L'andamento economico, negli ultimi mesi, è caratterizzato da un trend di crescita moderataIl piano prevede ora la dismissione di 25 punti vendita dislocati su tutto il territorio nazionale, la cui prima asta è andata deserta. Negli scorsi mesi Due Mari aveva acquisito 21 negozi Tuodì in Campania, mentre i discounter veneti In’s-Pam e Prix Spa se ne erano aggiudicati rispettivamente 61 e 13. 

La cassa integrazioni guadagni per i collaboratori è stata prorogata fino a marzo del 2019 ma - aveva spiegato al Mise Luca Ricci, Hr manager del Gruppo Dico - è stata poco utilizzata nei punti vendita aperti, proprio in regione della ripresa del fatturato e delle vendite. Per aumentare la clientela, intanto, l’azienda ha deciso di introdurre la vendita di prodotti freschi in alcuni supermercati che non li trattavano; in quest'ottica, ha dato vita ad alcuni cambi d'insegna.



Da una "vertenza" all’altra: nuova proprietà in vista per 15 supermercati a marchio Superdì-Iperdì, l’insegna di Gca General market Srl della famiglia Franchini in crisi nera dalla scorsa estate: a Italmark, catena presente oggi con 64 punti vendita tra le province di Bergamo, Brescia, Mantova e Cremona sono stati ceduti i negozi di Pavia, Stezzano, Treviglio (Bergamo), Bregnano (Como), Rho, San Colombano (Milano), Cogliate, Cornate d’Adda, Muggiò (Monza) e Cairate (Varese); a Famila, insegna nazionale con 220 punti vendita, andranno invece gli store ex Superdì di Barlassina (Monza), Lomazzo (Como), Robbio e San Martino Siccomario (Pavia) e Novi Ligure (Alessandria). 

Altri punti vendita erano finiti in precedenza nell'orbita de "Il Gigante", mentre 17 supermercati del gruppo sono ancora in cerca di un nuovo proprietario; a questi, come ricorda il quotidiano "Il Giorno", si aggiungono quelli che, pur esponendo lo stesso marchio di vendita, fanno riferimento a società diverse. 

Complessivamente la crisi Superdì-Iperdì tocca 40 punti vendita e oltre 800 dipendenti tra Lombardia, Piemonte e Liguria. Con i preliminari di vendita presentati la scorsa settimana nell’incontro al ministero dello Sviluppo economico troverebbero lavoro poco meno della metà dei dipendenti attualmente in cassa integrazione. Nei punti vendita oggetto di cessione, intantomsono già in corso interventi da parte dei nuovi acquirenti, che punterebbero, in alcuni casi, a riaprire prima di Natale. Il prossimo incontro per discutere attorno a un tavolo la situazione del gruppo è in programma fra pochi giorni: lunedì 17 dicembre a Roma.
 
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