Più «Buoni e Giusti» per Coop Italia

Brand, etica e ortofrutta. Maura Latini sul 2019 della catena distributiva

Più «Buoni e Giusti» per Coop Italia
Nuove referenze a marchio e packaging riciclabili. E, poi, sostenibilità, etica, legalità: Coop Italia è già pronta per le sfide del 2019. Il direttore generale, Maura Latini, fa il punto con Italiafruit News.

Direttore, la marca del distributore è sempre più importante per le catene della grande distribuzione organizzata. Come si muoverà Coop al riguardo?
Continueremo a lavorare come sempre per il nostro prodotto a marchio, che ancora una volta ha confermato e ribadito la sua leadership in Italia, con alcuni nuovi prodotti ma anche con  la riconferma delle nostre linee. Quindi per noi il 2019 sarà all'insegna, da un lato, del prodotto Coop e, dall’altro lato, delle campagne di valorizzazione che lo differenziano dal mercato. A cominciare da “Buoni e Giusti Coop” e “Alleviamo la salute” (per migliorare le condizioni di allevamento degli animali eliminando o riducendo l'uso degli antibiotici). Filoni di attività complessi, ma importanti, per i quali il nostro brand è all'avanguardia. Nell’ortofrutta, in particolare, il progetto Buoni e Giusti promuove l’eticità delle filiere ortofrutticole a rischio, tutte le filiere critiche, grazie a un codice etico che coinvolge tutti i produttori, nazionali e locali, anche dei trasformati (derivati del pomodoro, vino, olio) e verifiche autonome effettuate presso le aziende agricole. Dalla partenza del progetto abbiamo effettuato oltre 600 audit con più di 250 fornitori coinvolti.
Un codice etico che responsabilizza tutti i fornitori della linea Origine, che si occupa di frutta e verdura ma anche di carni, latticini che sono controllati lungo l’intero processo produttivo in termini di qualità del lavoro e del processo produttivo, garantendo un prezzo giusto anche per le fasce più deboli.

Per quanto riguarda le novità, in primavera e in autunno lanceremo nuove referenze a marchio capaci di cogliere le più recenti tendenze di mercato e di consumo, senza dimenticare il lavoro che abbiamo già avviato per innovare i nostri packaging, sia nella forma sia nel materiale.



Dal punto di vista etico e ambientale rivendicate da tempo la vostra attenzione e il vostro impegno. Cosa può dirci di più?
Oltre che operare per ridurre i rischi di lavoro nero, caporalato, illegalità nelle filiere produttive, siamo la catena distributiva che da oltre 20 anni si dimostra la più attenta ad ambiente e sostenibilità. Sono gli elementi che oggi contribuiscono a migliorare la qualità della vita delle persone e, cosa che ci sta particolarmente a cuore, a lasciare un mondo adeguato per le generazioni future. Al contrario di quanto produce l’attuale modello economico – che pensa più all’oggi - per noi è altrettanto importante il domani, per il quale vogliamo preservare qualità, etica e attenzione all’ambiente.

Ci fa un riassunto di quanto avete fatto in un’ottica di salvaguardia ambientale?
Ci siamo dati linee guida a favore di una maggiore tutela ambientale dal 1995. Ora, su base volontaria, abbiamo aderito alla Pledging Campaign (campagna di impegni), la strategia europea per la lotta alla plastica che entro il 2030 vuole arrivare al 100% degli imballaggi immessi nel mercato riutilizzabile e almeno al 50% di quelli generati riciclato. Ebbene, noi prevediamo di raggiungere gli stessi obiettivi otto anni prima, nel 2022. Entro i prossimi quattro anni, cioè, tutti i prodotti a marchio Coop saranno prodotti da materiali di imballaggi interamente riciclabili, compostabili o riutilizzabili. Ma già entro la fine di quest’anno gli imballaggi di tutte le referenze di ortofrutta fresca a marchio lo saranno e l’anno prossimo toccherà alla linea Vivi verde. Per questo motivo, le vaschette dell'ortofrutta Coop da qualche mese hanno come minimo l'80% di contenuto in Pet riciclato (r-Pet).
La plastica, peraltro, continuerà a esistere anche perché garantisce una migliore conservazione e protezione degli alimenti, che rappresentano un servizio per il consumatore e evitano sprechi.



Recentemente Oxfam Italia ha pubblicato i risultati del suo rapporto sullo sfruttamento dei lavoratori nelle filiere agroalimentari. Vuole commentare le performance di Coop?
Intanto, siamo soddisfatti che emerga l’impegno di Coop, che risulta prima catena in Italia e tra le prime all'estero, ma penso che la ricerca - pur essendo attendibile - presenti alcuni limiti. Ad esempio, mi chiedo per quale motivo non siano stati considerati operatori importanti nel nostro paese quali Lidl, Carrefour e Auchan.
Un punto che mi interessa sollevare è il pregiudizio che emerge dal dibattito pubblico e che anche Oxfam cerca di diffondere che attribuisce la responsabilità dello sfruttamento alla sola Distribuzione, mentre riguarda il comportamenti di tutti gli attori della filiera.
L’Italia è un Paese di grandi trasformatori agricoli, di conseguenza tutti i soggetti sono interessati dagli operatori agricoli a quelli dell’industria di trasformazione, fino alla distribuzione. E tutti dovrebbero fare la loro parte.

E in relazione al punteggio ottenuto per le discriminazioni di genere?
Trovo ingiusto lo zero incassato da Coop. Anche perché con il codice etico pubblico, basato sugli standard SA8000 e Ilo, abbiamo introdotto per primi e da molti anni norme di comportamento per i fornitori delle filiere che hanno permesso di ridurre le diseguaglianze. Diseguaglianze che sono anche di ordine culturale e che verifichiamo nelle imprese, per ruoli di responsabilità, trattamenti economici e normative; ma l’impegno di Coop sta proseguendo su tutte le forme di discriminazione contro le donne, a partire dal contrasto alle differenze retributive.
Su un argomento rilevante come l’etica, ci tengo a ricordare che in Coop non facciamo aste al ribasso e nel prezzo che riconosciamo ai nostri produttori c'è sempre la valutazione attenta dei costi di produzione, anche in controtendenza rispetto a prezzi di mercato spesso calanti.
Il lavoro di Oxfam è importante perché mette in evidenza quanto la collaborazione di tutti potrebbe aiutare a migliorare, per poi risolvere, il problema dell’etica e della legalità. Argomenti rilevanti per l’Italia, e per i quali serve il contributo di tutti gli attori delle filiere. Ma rimane fondamentale il ruolo delle Istituzioni.

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