«Clementine, mercato selvaggio»

Gallo: «Serve un progetto di aggregazione per i produttori calabresi»

«Clementine, mercato selvaggio»
Produttori organizzati che sappiano offrire, da ottobre a marzo, clementine calabresi di qualità. Un interlocutore affidabile - e forte - per rispondere alle esigenze della Grande distribuzione organizzata. Un progetto di aggregazione per accrescere la competitività degli agrumicoltori della Calabria. A questo sta lavorando Natalino Gallo, presidente dell'Op Agricor di Corigliano Calabro (Cosenza). Un'offerta aggregata di clementine sarebbe quanto di più auspicabile in una situazione di mercato come quella di questa stagione.

clementine

"Veniamo da sessanta giorni caratterizzati da acqua e umidità, i cambiamenti climatici e una stagione totalmente anomala stanno mutando le condizioni in cui ci troviamo a operare - spiega a Italiafruit News l'imprenditore - Stiamo affrontando una campagna molto difficile, noi lavoriamo con la macchina della qualità a pieno regime: molta selezione e parecchio scarto per minimizzare i problemi di tenuta del prodotto. Ma i prezzi, davanti a una produzione abbondante, sono il 10-15% inferiori rispetto a quelli dello scorso anno. Il mercato è selvaggio e le clementine non sono protette: la colpa è anche della produzione".

E quali sono le responsabilità del mondo produttivo? "E' troppo frammentato, non è organizzato - risponde Gallo - Così si crea tanto sciacallaggio sui prezzi, senza rispettare la produzione. Sono poche le catene distributive che hanno una vera etica e che valutano la pesantezza del mercato cercando di non mettere in difficoltà il produttore. Con un'aggregazione qualificata una situazione come questa si potrebbe affrontare con un altro spirito".



Il primo passo da fare, secondo il presidente di Agricor, è innovazione varietale in campagna. "Non ha senso aggregare clementine che valgono pochi centesimi il chilo - osserva - Bisogna aggregare cooperative che abbiano un piano sinergico per innovare la proposta varietale e sappiano garantire continuità nei volumi, pianificare la produzione e aumentare la qualità".

Serve dunque investire, come hanno fatto le imprese associate ad Agricor: nuove varietà per ampliare il calendario produttivo e selezione per immettere sul mercato una qualità costante. "E' inutile aggregare se a gennaio le strutture non hanno già più prodotto - ragiona Gallo - Bisogna arrivare a parlare di clementine di alta qualità, impostando un modello produttivo territoriale di alto valore. In Calabria produciamo il 60% delle clementine d'Italia, dovremmo scendere al 40% massimo, ampliando però, grazie a nuove varietà, la campagna commerciale: stando per sei mesi sul mercato si possono bilanciare i periodi positivi con quelli negativi".



C'è un modello produttivo da ripensare. "E questo è vero per la Calabria come per tutto il Meridione - aggiunge Gallo - Piccoli commercianti che trattano cinquemila quintali di prodotto in un anno fanno solo confusione e non valorizzano il produttore. Le microquantità non sono più attuali: e così, dopo aver investito in innovazione varietale e cambiato modello produttivo si potrà procedere a un'aggregazione su base solida, tale da sfociare in una sinergia commerciale. Deve essere un percorso consequenziale".

Gallo auspica un necessario salto culturale nell'imprenditoria calabrese. "C'è chi fa fatica a capire che il mercato sta cambiando ed è scettico nei confronti dell'innovazione: ma, giusto o sbagliato che sia, anche il consumatore sta mutando i propri comportamenti. Richiede bellezza, sapore, eticità... La produzione deve saper rispondere a queste mutate esigenze. Le vere clementine, poi, devono crescere su un portainnesto di arancio amaro - conclude Natalino Gallo - purtroppo per alcune problematiche che si porta appresso lo si sta abbandonando, ma è l'unico capace di dare all'agrume quel sapore unico per cui è conosciuto. E' uno standard da definire".

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