Frutta estiva, i numeri del disastro

Volumi in forte perdita per quasi tutti i prodotti. Ecco chi si salva

Frutta estiva, i numeri del disastro
Le vendite dei prodotti primaverili ed estivi impattano in modo molto negativo sui consumi di frutta dei primi dieci mesi del 2018. Solo le ciliegie guadagnano a volume e a valore, mentre è un disastro per il resto dei prodotti. Anche nella frutta continuativa poche soddisfazioni, se non per quelle categorie di prodotti più innovativi, come l'esotico e i frutti di bosco. Queste le evidenze dell'analisi del Monitor Ortofrutta, in collaborazione con Iri (leader mondiale nelle informazioni di mercato per il largo consumo, il retail e lo shopper), per i supermercati e ipermercati della Penisola.
La Gdo chiude l'estate in modo poco felice, come si può evincere dall'ultima uscita con i dati di settembre (clicca per leggere «Settembre, allarme rosso in Gdo: i dati»). I consumi del reparto ortofrutta nel progressivo tra gennaio e settembre diminuiscono di 4 punti percentuali, con un indotto anch'esso che cala ma in modo meno evidente (-2%).
Nel dettaglio per macro categoria è chiaro come la frutta sia la principale responsabile del calo dei volumi (-5% con un -2% della verdura) e nei primi dieci mesi dell'anno la parentesi primaverile-estiva ha sicuramente impattato in modo negativo.



Di seguito riportiamo il dettaglio delle performance per le principali famiglie di prodotto primaverili-estive ordinate per incidenza delle vendite a valore sulla frutta.


Fonte: IRI InfoScan Census – Totale Italia Iper+super – 39s: 30Set-18

Capeggiato da pesche e nettarine (che incidono per il 7% delle vendite sulla frutta), il basket dei prodotti dei mesi caldi riserva brutte sorprese. Difatti tutti i trend a volume sono negativi a parte le ciliegie che aumentano del 3% le quantità vendute a fronte di un aumento delle vendite a valore dell'8%. Per cui, almeno per questa categoria, si può dire che sia andata bene.
Diversa è la situazione per i prodotti pesanti: meloni e angurie perdono entrambi 8 punti a volume e anche a valore il calo è simile (-6% i meloni e -5% le angurie). Inoltre, a parte le ciliegie, il resto delle drupacee danno poche soddisfazioni: flettono a volume albicocche (-14%), prugne e susine (-7%), ma anche pesche e nettarine (-12%). Tuttavia anche le fragole non mostrano performance migliori in questo periodo (-5% a volume). In sostanza la frutta primaverile ed estiva, che nel complesso pesa quasi un terzo delle vendite nei primi dieci mesi, non ha sicuramente giovato ai consumi complessivi di ortofrutta del periodo.

Se diamo uno sguardo alle famiglie di prodotto che nel corso dell'anno subiscono minori sbalzi stagionali, e che quindi per semplicità potremmo definire prodotti continuativi, si vede che negli ultimi dodici mesi la maggior parte dei prodotti, soprattutto quelli con maggiore quota vendita sulla frutta, ha trend negativi a volume.


Fonte: IRI InfoScan Census – Totale Italia Iper+super – 52s: 30Set-18

I motivi sono svariati. Ad esempio nelle mele la mancanza di prodotto ha fatto schizzare le quotazioni (+7% nelle vendite a valore) abbassando comunque in modo pesante i consumi (-14%). Ma c'è anche qualche nota positiva: le categorie in via di sviluppo, come la frutta esotica, mostrano trend ancora positivi, pur arrivando da un periodo di grande crescita. Oltre all'esotico, anche i frutti di bosco hanno trend molto positivi. Cosa hanno in comune questi prodotti? Sicuramente una soddisfazione gustativa maggiore rispetto al resto della frutta, nonostante un prezzo medio decisamente maggiore: rispetto alla media di 2 euro il chilo per la frutta, l'esotico si avvicina ai 5 euro il chilo e i frutti di bosco superano i 15 euro il chilo. Queste categorie sono ancora nicchie, non superando il 5% delle vendite di frutta, ma indicano una via di ripresa è possibile. Se si lavora sul gusto.

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