Fico, la nicchia dell'eccellenza

L'Italia è il secondo produttore europeo dopo la Spagna, ma la produzione è in calo

Fico, la nicchia dell'eccellenza
Il fico o Ficus carica è una pianta da frutto tipica dell'areale mediterraneo. Diverse opere storiche e ritrovamenti archeologici testimoniano l'importanza dei fichi nella storia alimentare e culturale dell'umanità: all'interno di una piramide di Giza in Egitto, costruita tra il 4.000 e il 1.500 a.C., sono stati scoperti geroglifici che rappresentano la raccolta dei fichi; Plinio il Vecchio nella sua 'Storia Naturale' ha inserito diverse osservazioni sulla pianta del fico.
Il fico arrivò in Italia probabilmente durante la civiltà greco-romana e da allora la sua coltivazione si è diffusa rapidamente, soprattutto nelle regione del sud Italia. In linea generale, infatti, la pianta del fico ben si adatta alla siccità ed alle alte temperature.
 
In base ai dati Fao nel 2016 sono stati prodotti 1.050.459 tonnellate di fichi nel mondo, per una superficie coltivata di 308.460 ettari. Rispetto al 2006 il settore è in calo del 12% per quantità prodotta e del 10% per superfici coltivate (Faostat, 2016). La Turchia è il primo produttore al mondo con 305.450 tonnellate (il 29% del volume totale) ed una superficie di 49.987 ettari allevati. Seguono poi l'Egitto con 167.622 tonnellate e 27.218 ettari, l'Algeria con 131.798 tonnellate e 42.248 ettari, l'Iran con 70.178 tonnellate e 53.101 ettari ed il Marocco con 59.881 tonnellate e 58.306 ettari. L'Italia è più indietro nella classica con 11.297 tonnellate e 2.390 ettari: dati che la pongono al secondo posto in Europa dietro alla Spagna che vanta 25.224 tonnellate e 12.267 ettari.
 
Qual è la situazione produttiva in Italia per il fico?
"La produzione di fico in Italia è diminuita nell’ultimo decennio - spiega Giuseppe Sortino, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze agrarie e forestali dell'Università degli studi di Palermo -, passando da 13.600 tonnellate del 2007 a circa 10mila tonnellate del 2017. Quasi 80% della produzione totale di frutti si concentra tra Calabria, Campania e Puglia.
Queste Regioni si differenziano però per la tipologia di frutti prodotti. La Calabria e la Campania si caratterizzano per la produzione di frutti destinati all'essiccazione e concentrano la maggior parte della superficie coltivata in aree ben definite dai disciplinari Dop, quali ad esempio il Fico bianco del Cilento e i Fichi di Cosenza. Invece la regione Puglia si contraddistingue per la produzione del 90% di fichi destinati al mercato del fresco, specialmente di fioroni. La cultivar principalmente coltivata nel meridione è il Dottato. Il calendario di raccolta dei fichi è estremamente ampio ed intercetta circa sette mesi dell’anno, dalla metà del mese di giugno fino a dicembre.

Come sta evolvendo il settore italiano?
"La produzione rimane relativamente di nicchia. Gli impianti hanno forme di allevamento a vaso libero e con un'età media per impianto di 33 anni. Dobbiamo segnalare che negli ultimi anni si sta osservando un elevato aumento di quantità di fichi essiccati d'importazione, provenienti da altri paesi del bacino mediterraneo. Al contrario invece diminuisce, anno dopo anno, il consumo di frutti freschi".
 
Quali sono le prospettive future della produzione del fico in Italia?
E' necessario valorizzare il patrimonio varietale italiano - conclude Sortino -, migliorare la gestione dell’impianto e non ultimo sviluppare una nuova gestione del post-raccolta dei frutti al fine d'ampliare la platea dei potenziali consumatori in Europa. Inoltre, sarebbe auspicabile attuare nuove ed efficaci azioni di comunicazione e di marketing, al fine di far conoscere ai consumatori gli effetti benefici del contenuto dei fichi freschi per la salute. In questo modo si auspica un ulteriore interesse verso questo prodotto, oltre a quello primario strettamente connesso al gusto. Pertanto, tutte queste azioni, realizzate congiuntamente, potranno certamente sostenere l'elevato prezzo di mercato di questi frutti freschi, così delicati e facilmente deteriorabili, e valorizzarli commercialmente.

Si segnala che negli ultimi anni il gruppo di ricerca sul post-raccolta del Saaf dell’Università degli Studi di Palermo ha condotto diverse ricerche finalizzate alla valorizzazione di questo frutto, quasi dimenticato, con l'obiettivo di evitare il declino della sua produzione in Italia.

Il Fico di Cosenza Dop
Il fico quindi rientra tra le eccellenze del made in Italy, con alcune Dop che ne testimoniano la qualità. Ricordiamo il Fico di Cosenza Dop tutelato dal Consorzio del fico essiccato del cosentino, costituito nel 2003 da imprese di produzione e trasformazione locali allo scopo di valorizzare e promuovere il comparto dei fichi di Cosenza. Il riconoscimento Ue è avvenuto il 22 giugno 2011 attraverso la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Unione Europea del Consorzio e della Dop. I fichi che rientrano nel disciplinare appartengono alla varietà Dottato che nella zona di produzione allo stato fresco si presentano di forma ovoidale, tendente al globoso, con ostiolo per lo più semiaperto e circondato da anello verde (che con la maturazione tende sempre più al marrone).

"È particolarmente apprezzato per l’essiccazione - viene spiegato sul sito internet del consorzio - tanto che potrebbe completarla quasi interamente sulla pianta. Con la tipica forma a goccia allungata ed il colore dorato, i fichi secchi hanno una resa superiore rispetto ad altre varietà e si presentano pieni, carnosi, pastosi, morbidi, plastici, bianchissimi, altamente zuccherini e di facile conservazione. La tipicità si riconduce alla Valle del Crati, dove un ambiente collinare con un clima temperato ha creato le condizioni propizie per una vegetazione ottimale".

Autore: Lorenzo Cricca

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