Capperi di Salina, manca la manodopera

La referente del presìdio Slow Food: boom di richieste ma non si trovano nuovi lavoratori

Capperi di Salina, manca la manodopera
La raccolta dei capperi nelle Isole Eolie (Sicilia)? Un lavoro "eroico" nel vero senso della parola, al punto che le aziende di produzione non riescono a trovare nuova manodopera, neppure giovanile. Lo spiega a Italiafruit News Daniela Virgona, referente dei produttori del presìdio Slow Food del "Cappero di Salina".

"La raccolta manuale del nostro cappero - dice - è una attività faticosissima che si realizza da metà maggio a fine luglio. Bisogna alzarsi la mattina alle 4,30 e lavorare piegati sulle ginocchia fino a sera. Ormai sono rimaste solo poche signore di mezza età a raccoglierli. I giovani? Fanno uno o due giorni e poi mollano".

La mancanza di lavoratori rende quasi insensato pensare di incrementare la produzione isolana, dove si concentra il 90% del raccolto della varietà "Nocellara" dell'intero arcipelago. Un vero peccato perché il presìdio Slow Food ha favorito il rilancio del settore e la conoscenza delle tre caratteristiche distintive del prodotto: compattezza, profumo, uniformità. Così, nel segno della difesa delle tradizioni dell'isola, è stato costituito anche un Consorzio di tutela per il Cappero di Salina, che attualmente comprende cinque soci produttori e cinque aziende di trasformazione



"I nostri prodotti sotto sale e trasformati - sottolinea la referente - sono commercializzati in tutto il mondo, dall'Europa agli Usa, e arrivano perfino in Australia. La domanda internazionale è impressionante e supera di molto l'offerta. Sarebbe quindi bello poter aumentare le vendite, ma per farlo servono due cose: la manodopera e un aiuto sul piano fitosanitario. Da diversi anni, infatti, abbiamo un problema serio con una mosca che punge i frutti e li porta a marcire".

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