La cimice asiatica arriva nel Lazio

L'insetto è stato rilevato per la prima volta nei noccioleti dei Monti Cimini

La cimice asiatica arriva nel Lazio
La cimice asiatica (Halyomorpha halys) raggiunge i Monti Cimini, in Lazio. Un territorio vocato alla coltivazione di nocciole e castagne, ma anche di uva da vino e olive. Il pericoloso insetto, che sta causando danni pesantissimi ai frutticoltori del Nord Italia, è stato infatti rilevato per la prima volta nelle montagne viterbesi dagli entomologi del Dipartimento di scienze agrarie e forestali (Dafne) dell’Università degli Studi della Tuscia, nell'ambito di un piano di monitoraggio ambientale con trappole attrattive sui noccioleti locali. Un'attività che rientra all'interno del Progetto europeo Pantheon, dedicato alla corilicoltura di precisione e coordinato dal professore Andrea Gasparri del Dipartimento di Ingegneria dell'Università degli Studi Roma Tre.

In Italia le prime segnalazioni della cimice asiatica sono avvenute nel 2012, ma ancora non vi era certezza di una sua colonizzazione negli ambienti dei Monti Cimini. Questa specie, come sottolinea l'unità Dafne, può causare il doppio dei danni rispetto a quelli causati dalle cimici nocciolaie già presenti in questo territorio. 

"La presenza dell'insetto nella Tuscia così come in altre zone del Centro Italia non è ancora legata alle infestazioni sul nocciolo, non avendo finora rilevato danni specifici", spiega Stefano Speranza, ricercatore Dafne. Sono due, in ogni caso, le tipologie di danno che Halyomorpha halys può causare sulle nocciole: "Se la puntura avviene una fase precoce dello sviluppo del frutto, essa può creare uno shock che provoca la mancata crescita del seme. Quando invece lo stato vegetativo è avanzato, la puntura può determinare la presenza di macchie e, in alcuni casi, anche un sapore anomalo, sgradevole al palato".

"Il nostro intento - conclude Speranza - è di informare adeguatamente gli agricoltori, le associazioni di categoria e tutti i soggetti coinvolti nella produzione di nocciole di qualità tipiche dei Monti Cimini. Il solo essere a conoscenza della sua presenza, infatti, permetterà di avviare una serie di attività di divulgazione per preparare i nostri agricoltori alla corretta gestione di questa nuova problematica".

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