Seedless e midi per fare volare l'export Made in Italy

Macchi (Cso): «Aumenta la domanda Ue, ma nel Nord Europa siamo ancora assenti»

Seedless e midi per fare volare l'export Made in Italy
Le esportazioni italiane di angurie evidenziano un trend in crescita, che potrà essere ulteriormente favorito dall’aumento dell’import registrato nell’Unione europea e dai consumi pro-capite di molti paesi Ue ancora “sottotono”. I dati presentati al Forum Angurie di Nunhems da Elisa Macchi, direttore di Cso Italy, sono molto chiari.



La Germania, che rappresenta il nostro principale mercato di destinazione, sta registrando una crescita netta dei consumi, peraltro con un indice di penetrazione ancora basso.
Negli ultimi cinque anni, gli acquisti a volume sono aumentati del 19% (fino a superare le 163mila ton del 2017) e del 28% a valore (quasi 171 milioni), con prezzo medio in aumento del 7% (1,05 euro).



Solo il 40% delle famiglie tedesche, infatti, ha acquistato almeno una volta le angurie e l’acquisto pro-capite è sui 4 chili.
“La crescita così decisa – ha detto Macchi – è attribuita alle angurie seedless di pezzatura mini e midi, che sono considerate quasi un prodotto nuovo”.

Il direttore del Cso Italy ha anche sottolineato l’aumento delle referenze, sopra le 200. “Nel 2008 l’84% delle referenze era indicato come Altre varietà – ha aggiunto – mentre nel 2017 il 46% delle referenze è dato dalle mini angurie, il 18% dalle Crimson e il 6% dalle seedless”.



La Germania, però, non produce angurie, deve importarle: nel 2017 l’import di angurie ha sfiorato le 406.750 ton. Pur essendo il nostro principale mercato di riferimento, il primo Paese esportatore è la Spagna, che in dieci anni è passata da 120 a 270mila ton (+120%). L’Italia cresce del 129% (fino a 90mila ton annue) e con un prezzo medio in crescita (vicino a 0,45 euro/kg nel 2017).



Anche la Francia mostra trend di consumo in crescita, confermato dall’import a quasi 188mila ton, con la Spagna primo paese esportatore (quasi 120mila ton e un +115%) mentre l’export italiano pur avendo tassi di incremento notevoli (+147%) supera di poco le 40mila ton.



Il Regno Unito, poi, ha più che raddoppiato le importazioni di angurie in dieci anni, superando le 125mila ton: vanno bene la Spagna (+167%) e il Brasile (+172%) mentre noi siamo presenti in maniera insignificante.

In quest’ottica, Elisa Macchi ha segnalato come in molti paesi del Nord Europa le angurie Made in Italy siano ancora assenti. E’ il caso della Svezia (che importa 35.300 ton ma da Spagna, Olanda e Grecia), della Finlandia (20mila ton) e della Danimarca (23mila ton da Spagna e Olanda).

“I dati di consumi ed export confermano che le angurie italiane stanno crescendo – ha concluso Macchi – Merito anche di una bella innovazione varietale che il consumatore sta premiando. Ma sull’export bisogna lavorare di più, anche migliorando la comunicazione, per entrare in mercati dove non siamo ancora arrivati”.

Copyright 2018 Italiafruit News