Anche la Russia fa i conti con l'embargo voluto da Putin

Tutte le conseguenze negative legate al divieto di importazione di frutta e verdura europea

Anche la Russia fa i conti con l'embargo voluto da Putin
La propaganda racconta di una crescente vocazione ortofrutticola della Russia, ma l'embargo - pur dando nuovo impulso ai produttori russi, grazie alle restrizioni commerciali e ai fondi governativi a disposizione del settore primario - non ha fatto male solo ai Paesi occidentali. Anche Mosca sta pagando le conseguenze legate al divieto di importazione di frutta e verdura proveniente dall'Unione europea, dagli Usa e da Canada, Australia, Norvegia, Albania, Montenegro, Islanda, Liechtenstein e Ucraina.

Gli agricoltori russi, alimentati da programmi di sostegno, hanno aumentato la produzione nazionale di ortofrutta, ci sono stati cospicui investimenti in grandi impianti serricoli e nelle zone climaticamente più adatte si sono impiantati tanti frutteti. Questi gli aspetti positivi dell'introduzione dell'embargo. Ma come mette in luce il portale specializzato FruitNews le contro sanzioni volute da Vladimir Putin hanno provocato un aumento dei prezzi del cibo di qualità. La popolazione russa ha quindi dovuto cambiare le proprie abitudini alimentari, in favore di prodotti più economici e in generale meno sani. I prezzi di frutta e verdura fresca, ma anche di frutta secca, sono aumentati così tanto che molti consumatori hanno dovuto rinunciare a questi prodotti, preferendo i dolciumi - più a buon mercato - alla frutta. Così si sono gettati alle ortiche tutti gli sforzi fatti in Russia per diffondere stili di vita più sani e legati a una corretta alimentazione.

Il mercato ortofrutticolo russo esce penalizzato dall'embargo. Gli importatori che si erano fatti un nome, lavorando con i migliori prodotti europei per esempio, hanno dovuto cambiare strategia in fretta. Si sono comunque perse importanti relazioni commerciali e il risultato delle contro sanzioni per il mercato russo è una percezione di mercato rischioso, instabile.

"Si sono poi create situazioni irregolari per far entrare ugualmente prodotto soggetto a embargo in Russia, attraverso fornitori che bypassano il divieto commercializzando prodotti ortofrutticoli con società presenti in Bielorussia, Serbia, Turchia, Moldavia o Kazakhstan - viene spiegato su FruitNews - Siamo tornati in una situazione di sovietica memoria, solo che invece di jeans e altri articoli di importazione, ora si smerciano alimentari".

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