Bia cavalca la crescita del biologico

Il consorzio punta a superare gli 11 milioni di fatturato: la strategia

Bia cavalca la crescita del biologico
Aziende che producono ortofrutta biologica da venti o trent'anni e che hanno deciso di fare squadra. Come? Attraverso un consorzio che valorizza l'intera filiera, che aggrega l'offerta rafforzando l'aspetto commerciale e logistico. In poche parole una strada per essere più competitivi e poter così rifornire la Grande distribuzione organizzata. Questa è la mission del consorzio Bia, sede legale a Scoglitti (Ragusa) e quartier generale in Romagna, a Cesena, dove il direttore Gianluca Schiassi coordina la società di cui fanno parte Agroviva, Aposicilia, Bio Heaven, Carpe Naturam, Irma Sorgente, Naturbio, Op Maggiolina, Op Prima, S'Atra Sardigna e Biofarm. Il presidente di Bia è Antonio Fricano, affiancato dal vice Roldano Calzolari e dai consiglieri Tino Bellina, Vitantonio Romanazzi e Anita Minisci.

I numeri di Bia

Il consorzio presenta numeri in crescita. Anno 2015, il quarto per Bia, e il giro d'affari è di 3,2 milioni di euro, il 95% sviluppato con Coop Italia. Il 2017 si è chiuso a quota 7,3 milioni con il peso della catena distributiva sceso al 70%. I primi cinque mesi dell'anno continuano a mostrare valori in crescita, con un fatturato di circa 5 milioni. "Il mese di maggio - spiega Schiassi a Italiafruit - lo abbiamo chiuso con un fatturato record di 1,2 milioni. La proiezione per il 2018 è di superare gli 11 milioni di euro".



Bia ha una struttura snella. Oltre al direttore vi lavorano l'agronomo Giosuè Panio e poi negli uffici di Cesena Agostino Lomasto, Eleonora Calissesi e Michela Frea per la parte amministrativa e commerciale. "Lo scorso anno abbiamo accelerato parecchio grazie a nuovi accordi, come quello con Campina Verde, la società che si occupa di ortofrutta biologica per il Gruppo Rewe e Billa e Coop Trading per Danimarca e Norvegia. Stiamo facendo un buon lavoro con Spreafico e abbiamo avviato una collaborazione  importante con Ctm Agrofair (gruppo Altromercato) con cui vogliamo commercializzare prodotti a marchio Solidale Italiano".

Prodotti Altromercato e poi marca del distributore, come Vivi Verde Coop. Ma il consorzio sta sviluppando anche il brand Bia. "Siamo un consorzio agricolo e ci tengo a sottolinearlo - aggiunge Schiassi - Sono i soci a decidere le politiche commerciali, si affrontano insieme le problematiche, si condividono le soddisfazioni, ma soprattutto si programma".

Nel 2017 il consorzio ha commercializzato 1.820 tonnellate di frutta biologica e 1.379 di verdure e ortaggi bio.

Lo sviluppo di Bia

"Il mercato del biologico cresce in Italia, gli specialisti soffrono ma la Gdo investe sempre di più in spazi dedicati al bio: le prospettive sono quindi ottime", è l'analisi di Schiassi. C'è però il rischio di avere un affollamento di operatori che puntano su questo segmento. "Per questo la Gdo dovrebbe selezionare fornitori affidabili che sappiano, come noi, offrire una vasta gamma di referenze con continuità, dando garanzie: sulle insalatine siamo irraggiungibili, e poi ortaggi, ciliegie, limoni, clementine... La distribuzione non potrà spingere sempre e solo sulla competizione legata al prezzo, ma dovrà anche incentivare chi sa offrire qualità e sicurezza".



Nell'ottica di ampliare la propria offerta, Bia già da tempo collabora con Bio Meran per un'integrazione importante sulle mele ed entro l'anno si dovrebbe concludere l'ingresso nel consorzio di questa azienda specializzata nell'agricoltura biodinamica (certificazione Demeter).

Bia e il sociale

Oltre all'agricoltura biologica c'è un altro valore condiviso dalle aziende agricole socie di Bia: quello dell'eticità. "I lavoratori devono essere regolarmente assunti e retribuiti, debbono operare in condizioni di sicurezza, rispettando le procedure - evidenzia il direttore - Le nostre aziende socie ritengono che la ricchezza di ciascuno passi anche dalla ricchezza del territorio: per questo si condividono le novità tecniche, ma anche progetti di promozione sociale e di sviluppo".



Ed è con questo spirito che sono nati alcuni progetti di accoglienza. In Sicilia, a Bagheria (Palermo), Bia, la Fondazione Giovanni Paolo II, il Centro di accoglienza Padre Nostro fondato dal Beato don Pino Puglisi e la Missione Speranza e Carità di Biagio Conte avvieranno un percorso per formare e introdurre nel mondo del lavoro alcuni  giovani migranti: seguiranno un corso di italiano, compreso il linguaggio tecnico agricolo, e poi un corso teorico prima di affrontare un periodo di quattro mesi di pratica nelle aziende socie del consorzio. Un progetto analogo sarà avviato anche a Eboli (Salerno) in sinergia con la cooperativa sociale La Rada e la Fondazione Comunità Salernitana.

“Questi progetti rappresentano un valore aggiunto per i soci – conclude Gianluca Schiassi – ma anche per i nostri clienti”.

Copyright 2018 Italiafruit News