Mipaaf o «ministero dell’Agri-turismo»?

Il rischio che Centinaio crei uno store del food a scapito dei fondi Pac

Mipaaf o «ministero dell’Agri-turismo»?
A pochi giorni dalla nomina del nuovo ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio, e dopo qualche slogan anglofono già sentito (dal sostegno al Made in Italy, alla lotta all’italian sounding), leggendo le prime dichiarazioni del nuovo responsabile del Dicastero di via XX Settembre si ha l’impressione di ascoltare vecchi ritornelli. Detti e scritti da altri.

Ortofrutta o no, infatti, da alcuni anni il Mipaaf sembra fare proprie le battaglie di una sola parte del mondo agricolo. Non discuto nello specifico del loro valore, ma – questa volta - mi piacerebbe un ministro più autonomo e autorevole, rappresentante di tutti gli schieramenti. Di vedute “più ampie di un chilometro zero”, insomma.
Esperto e capace di discutere e difendere le questioni nazionali anche in sede europea. Abbiamo davanti la riforma della Pac post 2020, prima di tutto: un impianto normativo che va difeso dagli annunciati tagli finanziari.


E, venendo nello specifico al nostro settore, c’è il decreto per il Tavolo ortofrutticolo già pronto per la sua firma. Non solo, serve presto il catasto frutticolo, la riforma di Agea, sbloccare il ritardo dei pagamenti, un supporto per aprire nuovi mercati (superando le finte barriere fitosanitarie), gestire le crisi di mercato.

Per questi motivi, semplificare le politiche agricole soltanto all’aspetto food, o affiancarle a un settore, quello turistico, che ha già le sue difficoltà e prerogative, mi preoccupa. “Per il momento sono solo ministro dell'agricoltura, ma aspetto la delega al turismo”, ha dichiarato venerdì Centinaio.
Posto che, se volesse fare bene “solo” il ministro dell’Agricoltura, potrebbe quasi non dormirci la notte.

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