Melinda «trasforma» il brand

Nuovo progetto: «Diversifichiamo con coerenza». Il punto su stagione e bio

Melinda «trasforma» il brand
Il prodotto trasformato come leva per capitalizzare e aumentare la notorietà del brand di settore più conosciuto. Dalle mousse allo yogurt, dallo strudel all’aceto, Melinda continua a diversificare. E prepara per ottobre una novità destinata a fare notizia, “una proposta con caratteristiche di qualità e servizio che oggi non esistono sul mercato”, spiega Andrea Fedrizzi, responsabile marketing e comunicazione del Consorzio. Del progetto, top secret, svela però il nome: “La Grande F”.  

“Il trasformato ci consente di valorizzare il prodotto da industria e di amplificare il raggio d'azione del marchio - spiega Fedrizzi - ma anche di comunicare e proporci in situazioni e luoghi in cui il fresco non può essere presente, come nel caso dell’aceto. Il tutto garantendo coerenza nella tipologia di prodotto e nella qualità”.

Il bilancio finora è positivo: “La partnership con Acetum funziona, tanto da essere leader nel segmento aceto di mele; buoni anche i risultati dell’intesa con Granarolo per Yomo Melinda, con lo yogurt capace di aumentare sensibilmente le rotazioni. Ormai consolidati gli strudel surgelati mentre per quanto riguarda i prodotti più recenti sono soddisfacenti i primi riscontri per Melinda Squeeze, la passata 100% frutta lanciata con Ad Chini a Cibus 2018. Vanno bene, in generale,  gli snack”.



Ultime battute, intanto, per la stagione del prodotto fresco: “Stiamo ultimando una stagione particolarmente difficile - dice ancora Fedrizzi - in cui abbiamo potuto commercializzare solo 120mila tonnellate di mele, pari al 25% circa del volume normale. Frutti che abbiamo cercato di valorizzare riuscendo nell’obiettivo grazie alla elevata qualità del prodotto e alla sensibilità dei nostri clienti, bravi a capirci e ad assecondarci in un’annata assolutamente anomala. Nel complesso è andata meno peggio di quanto si temesse, i prezzi sono stati da record sebbene insufficienti a compensare una disponibilità tanto ridotta. Dispiace per i riflessi sui produttori, sugli stagionali e sull’indotto, anche se sono state messe in campo una serie di iniziative, con le istituzioni, per limitare i danni”. 

E mentre si affaccia la nuova campagna, che parte con tutt’altre prospettive (“la fioritura è eccellente, il pericolo gelo alle spalle e al netto del rischio di fenomeni grandigeni e siccità le premesse sono ottimali”), Melinda spinge l’acceleratore sul "Piano bio”. Che procede spedito. Ieri sera, in un incontro con i produttori, è stato fatto il punto: “Dovremo ritarare gli obiettivi - dice Fedrizzi - perché il target dei 300 ettari in conversione per il primo triennio è stato raggiunto in un anno. Alzeremo l’asticella riformulando gli obiettivi ma è una grande soddisfazione prendere atto della sensibilità dei nostri produttori tenendo conto che partivamo da una base di 80 ettari bio: la sostenibilità in Val di Non è sempre più realtà”. 

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