Maltempo e frutta spingono in alto l'inflazione

Maltempo e frutta spingono in alto l'inflazione
I dati provvisori per il mese di maggio diffusi ieri dall’Istat registrano un tasso complessivo di inflazione pari al +1,1% rispetto allo stesso mese del 2017. La risalita dell’indice dei prezzi è trainata principalmente dai beni energetici non regolamentati (che passano dal +2,7% di aprile al +5,3% di maggio) e dagli alimentari non lavorati (che passano dal +0,7% di aprile al +2,4% di maggio).

“Siamo di fronte ad un’impennata dell’indice dei prezzi non determinata da una strutturale e generalizzata crescita della domanda interna ma da fattori esogeni - commenta Claudio Gradara, residente di Federdistribuzione - Il balzo dell’inflazione nel mese di maggio, infatti, è causato da un lato dall’andamento del prezzo del petrolio che ha avuto ricadute sui carburanti e dall’altro dal maltempo che ha determinato un’accelerazione del prezzo degli alimentari non lavorati”.

“Un andamento inflattivo di questo tipo erode il potere d’acquisto dei consumatori senza essere l’indicatore di una reale crescita del Paese. In questo contesto l’applicazione delle clausole di salvaguardia con l’aumento dell’Iva rappresenterebbe un ulteriore elemento di crescita “drogata” dei prezzi e che imprimerebbe una frenata alla già modesta ripresa dei consumi e quindi allo sviluppo del Paese”, conclude il presidente di Federdistribuzione.

A spingere l’inflazione sono gli effetti del clima impazzito che ha provocato l’aumento congiunturale dell’11,2% dei prezzi della frutta, duramente colpita dal maltempo. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat sull’andamento dei prezzi a maggio. Quest’anno – sottolinea la Coldiretti - è infatti sparito dagli alberi un frutto su quattro per il crollo dei raccolti in tutta Europa a causa dell’andamento stagionale anomalo con gelate e grandine, dalle albicocche alle ciliegie, dalle pesche alle nettarine fino alle susine.

Una situazione difficile per i coltivatori in Italia dove la Coldiretti stima un raccolto di pesche in calo di oltre il 20% nel Mezzogiorno e del 15% al nord e una produzione inferiore rispetto allo scorso anno tra il 10 ed il 30% per le ciliegie ma con pezzature più grandi e migliore qualità. Ridotta anche – precisa la Coldiretti – la disponibilità delle susine mentre ci saranno circa il 20% di albicocche in meno nei frutteti in Emilia-Romagna, Campania, Basilicata, Puglia, Sicilia, Piemonte e Calabria.

Il crollo della produzione è destinato ad avere effetti sui consumi. In queste condizioni per ottimizzare la spesa e non cadere negli inganni il consiglio della Coldiretti è quello di verificare l’origine nazionale, acquistare prodotti locali che non devono subire grandi spostamenti, comprare direttamente dagli agricoltori nei mercati di Campagna Amica e non cercare per forza il frutto perfetto perché piccoli problemi estetici non alternano le qualità organolettiche e nutrizionali.

Fonte: ufficio stampa Federdistribuzione e Coldiretti