Frutta estiva, l'aut aut di Coop ai fornitori

«Puntate alla qualità o la disaffezione dei clienti sarà inarrestabile»

Frutta estiva, l'aut aut di Coop ai fornitori
Senza nascondere le responsabilità che l'intera filiera dell'ortofrutta, a partire dai distributori, ha avuto nel recente passato, quando la ricerca ossessiva del prezzo ha spinto verso l'industrializzazione estrema del settore, Coop Italia ha dato un monito ai propri fornitori, partner fondamentali, chiamati ad interpretare al meglio il cambio del marchio di insegna: da Coop a Coop Origine. Durante l'incontro tenutosi a Macfrut con i produttori italiani, il primo gruppo della grande distribuzione nazionale ha infatti focalizzato l'attenzione sulle filiere delle drupacee, dei meloni e dei pomodori, evidenziando che si deve cominciare davvero a ripensare il sistema della frutta estiva dalle sue fondamenta (varietà, calibri, numero di stacchi, raccolta, lavorazione, conservazione) per garantire prodotti di buona qualità, costante nell'arco di tutta la stagione, altrimenti la disaffezione dei clienti diverrà inarrestabile e la catena potrebbe quindi essere costretta a rivedere le proprie logiche di approvvigionamento.

Anche nel 2017, l'annata di massima qualità per la frutta estiva italiana, le categorie con saldo generalmente positivo hanno riportato risultati di vendita isolati, negativi nella rete Coop in termini di volume. Segno di un consumatore insoddisfatto che ha difficoltà a trovare risposte alla domanda di gusto su pesche gialle, susine e pomodori, storicamente capisaldi della vocazione ortofrutticola dell'Italia.

Per quanto riguarda le pesche, le uniche eccezioni positive sono rappresentate dalle tipologie piatte e da quelle a polpa bianca. "Con le pesche siamo quasi arrivati al fondo del barile - ha evidenziato ai fornitori Claudio Mazzini, responsabile nazionale ortofrutta di Coop Italia - Nel 2017 abbiamo ricevuto sistematicamente lamentele da parte dei consumatori. Ci stiamo quindi chiedendo quanto sia attuale il calendario consolidato degli areali produttivi. L'evidente inadeguatezza delle zone di produzione storicizzate, come la Romagna e il Piemonte, ci porta a cercare nuovi bacini: le regioni del Sud Italia, tra cui in particolare la Sicilia, hanno una grande opportunità in questo momento".

Anche per le susine, il prodotto che in assoluto ha performato peggio, Coop ha avviato una importante fase di riflessione. "Stiamo valutando - ha aggiunto Mazzini - se penalizzare la consolidata efficienza e ottimizzazione logistica in termini di parco fornitori, provando a individuare qualche piccolo produttore specializzato".

La soluzione suggerita da Mazzini è univoca: raccogliere i frutti al giusto grado di maturazione e solo le varietà che rientrano nei contratti di fornitura, evitare il rovesciamento delle svuota-bins nei magazzini e la frigo-conservazione oltre la fisiologia dei prodotti, assaggiare sempre la merce prima della spedizione. "Se vogliamo recuperare la fiducia del consumatore e le vendite dobbiamo rivedere tutti questi passaggi, altrimenti non se ne esce", ha concluso il responsabile ortofrutta di Coop.  
 
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