Radicchio, da cibo povero a eccellenza

Radicchio, da cibo povero a eccellenza
Da cibo povero ad eccellenza culinaria: strada lunga e ricca di riconoscimenti quella del radicchio. Prodotto simbolo di Macfrut 2018 è stato al centro del convegno “Radicchi. Così sono diventati una referenza moderna”.

Come ha spiegato Tomas Bosi di Cso Italy, “nel 2017 l’Italia ha prodotto 260 mila tonnellate di radicchio, di cui il 54% (pari a 7500 ettari) solo in Veneto. Questa Regione si classifica dunque come il maggior produttore di radicchio, seguito da Puglia, Abruzzo e Lazio”. Franco Zecchin del Consorzio Agrario del Nordest ha specificato che il litorale veneto-emiliano si classifica come il più grande polo orticolo del nord Italia per produzione di radicchio, con un totale di 9500 ettari di terreno coltivato. “E’ nelle grandi aziende che si sta giocando la partita più importante – ha detto Zecchin – ma i coltivatori devono prevenire alcune problematiche diffuse, come quella della salita a seme precoce, che possono causare perdite produttive oltre il 50%. Per evitare questi problemi, vanno evitati gli sbalzi termici tramite la coltivazione in serre tunnel con coperture adeguate, va evitato lo stress idrico con una corretta idratazione, e vanno limitate le concimazioni azotate, infine non vanno utilizzate piantine con oltre 35 giorni dalla semina”.

Giorgio Gianquinto dell’Università di Bologna ha elencato i consigli per una coltivazione di qualità. “Per cominciare, bisogna assicurare alla terra un perfetto drenaggio e una concimazione organica. La crescita del radicchio è favorita in ambienti che vanno dai 18° ai 20° di notte e dai 23° ai 25° di giorno, mentre l’irrigazione più adatta è quella a bassa portata con mini aspersioni. Infine è importantissimo combattere le avversità, facendo uso di rotazioni, evitando il ristagno, riducendo la densità colturale e favorendo la ventilazione in serra”.

Federico Nadaletto di Opo Veneto ha ricordato che quella del radicchi è una storia iniziata già nel lontano 1500 ma il prodotto diventa Igp solo nel 1996. “Il prodotto negli anni è cresciuto tantissimo – ha detto Nadaletto - ma, nonostante le vendite siano in continuo aumento, i costi in azienda rimangono alti”.

Per Opo Veneto è intervenuto anche Cesare Bellò che sostiene che “la valorizzazione della biodiversità passa attraverso due principi: il primo è quello di ‘un’unica specie, tante varietà’, che indica come un unico prodotto possa soddisfare il palato attraverso la varietà della gamma. Una sola parola, radicchio, e tante varietà: rosa di Gorizia, radicio verdòn da cortèl, rosa del Veneto, variegato di Lusia e tante altre. Ma ricordiamoci che la biodiversità passa anche dal principio ‘territori diversi, diversi agrosistemi’ che significa valorizzare i suoli e mantenerli in equilibrio tramite la biodiversità animale e ambientale”.

Ha concluso il convegno Germano Fabiani di Coop Italia “Oggi Coop vanta ben due varietà di radicchio, quello di Castelfranco e quello di Treviso, tra i prodotti Fior Fiore. Questo significa che il radicchio oggi ha valore anche da solo, al di fuori dei prodotti di IV gamma, e il livello di qualità che ha raggiunto premia tutte quelle storie di uomini e tradizioni che da sempre si celano dietro al prodotto”.

Fonte: ufficio stampa Macfrut